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Abano, al Policlinico impiantate protesi in titanio ad entrambe le caviglie di un 62enne

E' il primo intervento compiuto in Italia nella protesica ortopedica. Il paziente, un 62enne, affetto da grave necrosi avascolare idiopatica (AVN), è stato operato la prima volta alla caviglia sinistra nel maggio del 2024. Trascorso un anno ha subit analogo intervento all’altro arto il 24 luglio

printDi :: 29 luglio 2025 18:22
ABANO EQUIPE ORTOPEDIA CAVIGLIA - DOPPIA PROTESI

ABANO EQUIPE ORTOPEDIA CAVIGLIA - DOPPIA PROTESI

(AGR) Al Policlinico Abano un caso che fa scuola nella protesica ortopedica, il primo del genere in Italia. Si tratta di un paziente sessantaduenne operato nel presidio di Abano Terme prima all’arto di sinistra e poi a quello di destra, a distanza di poco più di un anno circa, e al quale sono state impiantate protesi in titanio e “su misura” per sostituire interamente l’astragalo, un osso che è parte dell’articolazione della caviglia, e una porzione di tibia.

In questo ambito l’attività della struttura veneta, struttura capofila di GOL – Gruppo Ospedaliero Leonardo -  ha già al suo attivo una consolidata casistica tra le più ampie d’Italia.

 
Il primo intervento è stato eseguito nel maggio del 2024, mentre il secondo il 24 luglio 2025, dopo un adeguato periodo di tempo necessario per la guarigione e la riabilitazione, con una tecnica  che prevede un approccio 3D “personalizzato” sull’anatomia del paziente. Il paziente, affetto da una grave necrosi avascolare idiopatica (AVN), una condizione patologica che porta l’osso interessato a collassare, associata a una artrosi tibiale, è stato dimesso ieri in buone condizioni dopo tre giorni di degenza, protocollo ormai standardizzato per gli interventi di protesizzazione di caviglia presso il Policlinico. Il decorso post-operatorio non ha presentato problematiche e, dopo tre - quattro settimane a riposo, inizierà la riabilitazione che prevede un carico progressivo sulla seconda caviglia operata. Il recupero progressivo della deambulazione sarà possibile anche grazie all’altro impianto protesico, quello del 2024 all’altro piede, perfettamente riuscito.

I casi come questo sono molto rari. Si interviene quando viene riscontrata questa grave forma di necrosi, che causa molto dolore e limita in maniera significativa la deambulazione, con conseguente zoppia, e lo svolgimento delle attività quotidiane. Se l’astragalo di destra e quello di sinistra si sbriciolano, perché non sono alimentati da un sufficiente afflusso di sangue, non si può procedere alla protesica tradizionale con componenti che si appoggiano alla superficie dell’osso (resurfacing), ma si può ricorrere a una ricostruzione completa della parte danneggiata in un materiale biocompatibile come il titanio. Il “nuovo” osso viene progettato grazie allo studio della tac 3D eseguita su entrambe le caviglie.

L’alternativa a questa tecnica innovativa è l’artrodesi (“fusione”) che sacrifica, però, il movimento della caviglia.

Protesi “custom made”

Lo specialista Andrea Valcarenghi, responsabile dell’unità funzionale di Chirurgia del Piede e della Caviglia del reparto di Ortopedia e Traumatologia, in collaborazione con il professor Antonio Volpe, senior consultant, e i colleghi Marco Zamperetti, Fulvio Ferraresi e Luca Di Lenarda, ha utilizzato una metodica che, grazie all’elaborazione tridimensionale delle immagini della tac prima dell’intervento, consente di accoppiare un modello di protesi standard della tibia a una protesi “custom made” dell’intero astragalo e di eseguire un allineamento osseo con precisione millimetrica in base al dettagliato planning operatorio inviato dalla ditta produttrice.

  “Grazie all’intervento anche alla seconda caviglia, il paziente potrà tornare a camminare senza particolari difficoltà o dolore. Terminata la riabilitazione, potrà fare una vita normale evitando gli sport ad alto impatto che includono corsa, salti o contatto fisico Potrà, invece, dedicarsi alle camminate, andare in bicicletta, nuotare e frequentare la palestra”, precisa Valcarenghi.

I due interventi effettuati al Policlinico Abano sul paziente 62enne sono un esempio concreto di trattamento personalizzato. “Con la metodica che utilizziamo – aggiunge Valcarenghi - si riducono, inoltre, i tempi di esecuzione dell’intervento e di recupero post-operatorio e sono più brevi il ricovero e la ripresa della mobilità”.

Di fronte a una patologia così invalidante, questa è una soluzione che raggiunge gli stessi risultati ottenuti dalla moderna ortopedia a livello delle altre articolazioni maggiori portanti. “Il paziente – conclude Valcarenghi - può ottenere, come già successo in seguito al primo intervento e come accade per gli altri interventi di questo tipo eseguiti nell’ultimo anno nella nostra struttura, una buona funzionalità della tibio-tarsica, eliminare o ridurre il dolore in maniera significativa e avere risultati duraturi nel tempo senza dover ricorrere alla ‘fusione’ della caviglia, unica alternativa in questo tipo di patologia”.

Post-operatorio

La degenza standard è di due o tre giorni con inizio della riabilitazione fisioterapica, in collaborazione con il reparto di Riabilitazione Funzionale, a tre-quattro settimane dall’intervento. In questo periodo il paziente deve indossare un tutore di immobilizzazione, che può essere rimosso per le medicazioni e per eseguire esercizi di mobilizzazione della caviglia da iniziare già dopo una settimana dall’operazione.

"Il Policlinico Abano - conclude Nicola Petruzzi, presidente di GOL - Gruppo Ospedaliero Leonardo – si distingue per l’offerta di soluzioni innovative nella protesica di caviglia e nella presa in carico di pazienti con problematiche gravi e fortemente invalidanti. La nostra struttura, grazie al know-how della nostra équipe e alle più recenti tecnologie, propone le soluzioni chirurgiche più innovative e 'su misura' per il paziente che viene messo al centro di un percorso di cure  personalizzate".

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