Malattia oculare tiroidea (TED), una patologia ancora poco conosciuta, serve una diagnosi ottimale per i pazienti
Patologia di difficile diagnosi, diventa fondamentale l’approccio multiprofessionale, integrando competenze specialistiche diverse all’interno di reti assistenziali strutturate e coordinate. Nuove terapie aprono prospettive di gestione integrata per la malattia


malattia oculare tiroidea convegno a Napoli foto da comunicato stampa
(AGR) La malattia oculare tiroidea (TED -Thyroid eye disease), è una patologia complessa, autoimmune, che colpisce in modo prevalente le donne e può manifestarsi in concomitanza o indipendentemente da disfunzioni tiroidee. Con l’obiettivo di fare il punto su ricerca, innovazione scientifica, organizzazione dei centri di cura territoriali, diagnosi precoce e presa in carico del paziente a livello regionale, Motore Sanità ha organizzato, con il contributo incondizionato di Amgen, global leader nelle biotecnologie farmaceutiche, una serie di appuntamenti dal titolo “Ricerca ed innovazione scientifica che spingono all’innovazione organizzativa: l’esempio della Thyroid Eye Disease”, che ha visto la partecipazione di importanti esponenti del comparto salute.
In Campania, la nona tappa di una serie di incontri in programma nei prossimi mesi in varie regioni italiane, con lo scopo di mettere in luce i bisogni dei pazienti e generare risposte efficaci ai nodi irrisolti che emergono dai vari territori.
Patologia di difficile diagnosi, diventa quindi fondamentale l’approccio multiprofessionale, integrando competenze specialistiche diverse all’interno di reti assistenziali strutturate e coordinate. “La nostra unica speranza per combattere patologie ancora oggi associate a grave morbilità è la ricerca grazie alla quale si rendono disponbilinuove terapie che permettono di antagonizzare gli effetti locali di ormoni associati a crescita e proliferazione cellulare, e che ci consentono di trattare la malattia oculare tiroidea. Questa patologia, ha una possibilità di trattamento medico prima di intervenire con la chirurgia orbitaria”, spiega Anna Maria Colao, Professore di Endocrinologia, Cattedra Unesco, Università Federico II di Napoli