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Cechov… a colori

print01 marzo 2010 14:45
Cechov… a colori
(AGR) Tutte le domeniche di marzo al Teatro Piccolo di San Nilo a Grottaferrata, la compagnia teatrale I Nuovi Istrioni, diretta dal regista e musicista Paolo Ferrarelli e da sua moglie Marina Mercuri, porterà in scena “Cechov… a colori”, riadattamento dei tre atti unici “L’Anniversario”, “La domanda di matrimonio” e “L’Orso” scrittidal grande autore russo tra il 1884 ed il 1891.
Perché “Cechov… a colori”? Perché a partire da piccoli fatti, da particolari circostanze, questi scherzi o “vaudeville”, un genere teatrale in voga in Francia nel ‘700, sono in grado ancora oggi di riprodurre il meccanismo complesso, dettagliato e variopinto della realtà che ci circonda: i sentimenti, le passioni ed i tipi umani che popolano queste storie fanno di questo spettacolo un’opera universale, uno spaccato dell’eterna comédie humaine; “Cechov… a colori”, perché nonostante il suo umorismo garbato ma sottilmente ironico sia rivolto alle peculiarità della società russa del suo tempo, esso riesce perfettamente, attraverso immaginivivacie molto colorite, a sollecitare l’immaginazione di un pubblico moderno e decisamente smaliziato, richiamandone l’attenzione verso le debolezze e le contraddizioni che da sempre e per sempre caratterizzano l’umanità. Il testo, infatti, è intessuto di contenuti simbolici capaci di evocare, sorridendone, gli aspetti grotteschi del vivere quotidiano al di là di qualsiasi connotazione spazio-temporale.
Uno dei temi evocati è quello del rapporto uomo-donna di cui la regia ha voluto evidenziare alcuni momenti fondamentali: l’esplosione improvvisa ed incontrollata della passione in L’Orso, la richiesta matrimoniale in La domanda di matrimonio, il rapporto ormai consumato in L’Anniversario, tutti illustrati attraverso una speciale lente di ingrandimento costituita dall’occhio ironico dell’autore. L’ironia come strumento distanziatore diventa dunque una chiave di lettura del mondo ma anche una forma di difesa, di protezione da una realtà a volte cinica e senza scrupoli.
Anche per questa stagione teatrale I Nuovi Istrioni hanno deciso per una loro precisa scelta e vocazione artistica di confrontarsi con un’opera del teatro classico, interpretandola in maniera il più possibile fedele e aderente all’originale, cercando al contempo di veicolare al pubblico il loro specifico messaggio, la loro poetica. L’idea di fondo che ispira la compagnia di Paolo Ferrarelli ruota attorno ad un tema caro ad Italo Calvino e che ha così riassunto: “Perché leggere i classici?: perché un classico è un testo che non smette mai di dire ciò che ha da dire”.
Ebbene, il lavoro de I Nuovi Istrioni si incentra proprio sulla riscoperta dei grandi classici, dei linguaggi universali, intramontabili anche in uno scenario, quello attuale, che vede il prevalere della destrutturazione delle forme e dei codici in tutte le espressioni artistiche: nel teatro come nel cinema, nella pittura come nella musica. Lungi dal proclamare un retrivo conservatorismo, l’intento degli attori è quello di “parlare a tutti” attraverso il teatro e la letteratura, anche a distanza di secoli, da uno speciale e privilegiato punto di osservazione.“È qui che emerge il valore del racconto – osserva Ferrarelli - il prodigio della narrativa, che parla di uomini, donne e situazioni immortali, con le loro debolezze, le loro fragilità e i loro punti di forza, un racconto cominciato con i poemi omerici e che la civiltà occidentale, più che mai oggi, ha ancora bisogno di ascoltare”.Con questo lavoro, inoltre, I Nuovi Istrioni proclamano il trionfo dell’arte del fare, del poiein, dell’artista inteso come faber, impreziosendo l’opera del grande autore russo con costumi d’epoca realizzati a mano e scenografie originali, con l’intento di sottolineare, attraverso un forte impatto visivo che richiami le atmosfere dei luoghi e del tempo in cui l’opera è ambientata, quell’attenta e sia pur bonaria ironia, di un Cechov giovane che, tuttavia, già prelude ai grandi temi della maturità. Nascono così i costumi, confezionati appositamente sulla base dei bozzetti ideati dalla costumista Giorgia Andreatta, realizzati in panno colorato conapplicazioni e decorazioni dipinte a manoche ne fanno dei veri e propri pezzi unici. L’idea dei costumi per questo allestimento si è sviluppata in stretta correlazione al progetto scenografico, allo scopo di sottolineare il carattere grottesco dei personaggi e delle situazioni dei quattro episodi. Tutti i costumi da lei disegnati sono stati creati per evocare lo stile della moda russa di fine ottocento, tuttavia completamente reinterpretato in una chiave decisamente ironica.La scenografia, ideata da Paolo Ferrarelli è caratterizzata da cambi di scena a vista ed è realizzata in modo suggestivo grazie all’impiego di tele dipinte a mano da Marina Mercuri. Le musiche e le luci contribuiscono a completare un lavoro estremamente curato, nel rispetto e nella piena armonizzazione dell’immagine complessiva dell’opera.

Si tratta senza dubbio di una concezione davvero particolare e sempre più rara nel panorama del teatro attuale, in cui si tende a prediligere il ricorso alla tecnologia e a strumenti multimediali per ottenere un risultato il più possibile perfetto ma troppo spesso artificiale.

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