Nostos, il giardino ritrovato....l'arte di Tatiana Yang

Il  4 aprile 2024, alle ore 19.00, a Roma negli spazi dell’oratorio della Basilica di Santa Pudenziana, in via Cesare Balbo 25, si inaugura la mostra “Nostos. Il giardino ritrovato” dell’artista Tatyana Yang, a cura di Olga Strada.Tema centrale della mostra è il giardino dell’Eden.

printDi :: 02 aprile 2024 16:59
Nostos, il giardino ritrovato

Nostos, il giardino ritrovato

(AGR) Il  4 aprile 2024, alle ore 19, a Roma negli spazi dell’oratorio della Basilica di Santa Pudenziana, in via Cesare Balbo 25, si inaugura la mostra “Nostos. Il giardino ritrovato” dell’artista Tatyana Yang, a cura di Olga Strada.La mostra sarà aperta al pubblico dal 5 aprile al 24 aprile 2024.Le salette dell’oratorio mariano, solitamente chiuse ai visitatori, ospiteranno le circa 30 opere realizzate in formati e tecniche diverse (pittura, incisione, fotografia) che l’artista ha realizzato nel corso dei suoi frequenti soggiorni romani per la sua prima esposizione italiana.

Tema centrale della mostra è il giardino dell’Eden.Come la stessa Yang dichiara: “Nella cultura russa, le immagini del Paradiso e del Giardino sono spesso fuse insieme. È per questo che percepiamo i nostri giardini come un riflesso del giardino archetipico. Pensiamo che chi nasce conservi per sempre il ricordo dell'Eden, che una parte dell'anima dell’uomo continui ad appartenere - al di là del tempo - al paradiso perduto.

Il ricordo del giardino dell'Eden ci guida attraverso la vita, nelle sue gioie e nelle sue avversità, come la luce di un faro. La vita di ogni essere umano può essere intesa come la ricerca incessante di ciò che abbiamo lasciato in quel giardino. Cammino e meta sono, quindi, strettamente intrecciati: la ricerca e la nostalgia appartengono all'origine che – a sua volta – si rende parzialmente visibile solo nella ricerca stessa. Non possiamo pensare l'una senza l'altro. 

Ecco perché, come artista, ho una relazione complessa con la temporalità. Avverto che, per l'uomo, l'eterno può manifestarsi solo attraverso il tempo e che il compito dell'arte è quello di interpretarne i segni. Ma questo significa che bisogna tentare di rendere visibile la dimensione metatemporale attraverso l'opera d'arte. Il giardino va rappresentato in maniera tale da permettere la manifestazione dei suoi significati più profondi.

Il giardino rinasce ogni primavera per poi morire in autunno. In questa ripetizione infinita di cicli lascia trasparire l'eternità. L'inevitabilità del dramma della morte getta un'ombra sulla fioritura più rigogliosa mentre, anche nell'inverno più buio, è sempre possibile avvertire il battito della nuova vita che sta per schiudersi. Nel giardino, la morte e il trionfo della vita sono sempre vicini, uno attraverso l'altro. Il ritmo di questo paradosso è la sua stessa essenza.

“Fin dai suoi esordi nel mondo dell’arte Tatyana Yang ha subìto la malia che Roma esercitò in epoche precedenti su artisti quali Piranesi, Hubert, Magnasco, Hansen, Brjullov”, scrive la curatrice della mostra Olga Strada. “Di fatto Tatyana Yang si inserisce a pieno titolo nel solco della tradizione dei pittori russi del Gran Tour”.Il mondo dell’artista, rileva la curatrice “è intessuto di elementi di primo acchito non visibili allo sguardo, di tasselli mancanti, soprattutto di un concetto di tempo inteso quasi in senso parmenideo, come ex tempum, immagine mobile dell’eternità” e lo spazio al cui interno sono esposte le opere ne crea il sottofondo concettuale. Gli affreschi risalenti all’XI secolo del sacello mariano danno vita a un dialogo profondo con le idee di tempo, nostalgia e rinascita che permeano i lavori di Tatyana Yang, la cui ispirazione prende le mosse da elementi e simboli di un patrimonio culturale condiviso.

Come sottolinea ancora Olga Strada: ”Il fatto che la mostra “Nostos. Il giardino ritrovato” si svolga nell’Oratorio della Basilica di Santa Pudenziana - una delle più antiche chiese di Roma sorta sopra le Terme Novatii - è per Tatiana Yang una fortunata e logica conseguenza. I lavori che costituiscono il corpus dell’esposizione, tra cui dittici e trittici, si accostano con poetica delicatezza agli affreschi dell’Oratorio, dando l’impressione di essere elementi rotolati giù dalle pareti decorate del sacello mariano e rimasti intrappolati nei fogli e nelle tele dell’artista. Una sorta di raffigurazione di una metamorfosi senza tuttavia che, nel passaggio da uno stato all’altro, sia venuta meno la sua natura primigenia.

Tatyana Yang conosce la complessità del mondo contemporaneo e, nello scegliere il titolo della sua prima mostra romana, ha voluto porre l’accento sul concetto di ritorno a una condizione precedente quando, forse, uomo e natura, divino e terreno, trascendevano il qui e ora e condividevano una dimensione fatta di armonia; l’armonia che può dare un giardino i cui frutti e vegetazione esaltano il luminoso atto della creazione”.

La mostra è patrocinata dalla WindMill Art Power Plant Nonprofit Organisation, volta a valorizzare e promuovere il contributo delle donne nel mondo dell’arte.

L’esposizione rimarrà aperta fino a mercoledì 24 aprile, in occasione del finissage, alle 18.30, ci sarà la proiezione del documentario “Nostos. Il giardino ritrovato” realizzato dall’artista sulla base dei materiali che costituiscono l’omonima esposizione romana.

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Tatiana Yang il Melograno olio su tela
Tatiana Yang il giglio olio su tela

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