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Roma, gli offrono aiuto....e lo trascinano nel baratro dei debiti per l'acquisto di droga, in manette tre persone

A cadere vittima dei raggiri è stato un ragazzo di 36 anni che in un momento di forte fragilità dovuto alla morte di entrambi i genitori, si è ritrovato a trovare conforto nella cocaina e nel crack. Pagava 30 mila euro a settimana ed era minacciato dal terzetto che gli anticipava dosi a tassi usurai

printDi :: 26 maggio 2025 21:30
Polizia la volante della squadra mobile

Polizia la volante della squadra mobile

(AGR) Lo hanno trascinato nel baratro carpendo la sua fiducia affinché si affidasse alle loro cure “salvavita”. Così, costringendolo a consegnare loro una “paghetta” settimanale in cambio di droga, nel giro di soli tre mesi, lo hanno spogliato di tutti i suoi averi convincendolo a dilapidare l’intero patrimonio ereditario lasciatogli dai suoi genitori.

È il piano escogitato da un trio di aguzzini, andato in frantumi grazie agli investigatori del Commissariato Prati, che, all’esito di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, hanno tratto in arresto due uomini e una donna, gravemente indiziati per concorso nei reati di usura, estorsione e spaccio di sostanze stupefacenti.

 
A cadere vittima dei loro raggiri è stato un ragazzo di 36 anni che, colto da un momento di forte fragilità dovuto alla morte di entrambi i genitori, si è ritrovato a trovare conforto nella cocaina e nel crack.

I tre complici, resisi conto del potenziale economico del ragazzo, gli avevano concesso, inizialmente, un primo acquisto “a credito”. A quello, poi, ne erano seguiti altri sulla parola. Così, in sole due settimane, un debito di 1800 euro era lievitato di 8 volte.Di fronte alle loro continue minacce ed aggressioni, la vittima aveva però scelto di pagare in silenzio, attingendo di volta in volta al cespite ereditario, senza mai denunciare l’accaduto nel timore di subire ritorsioni fisiche dai suoi aguzzini.Ogni volta, poi, quando si ritrovava completamente “a secco”, non esitava a ritornare da loro per rifornirsi di altra droga.

Un copione andato in scena per circa tre mesi, quando ormai, tra gli addebiti per le consegne a domicilio della dose giornaliera, le richieste di denaro -comprensive di tassi usurari- erano arrivate ad orbitare su cifre che superavano i 30mila euro a settimana.

La messa in scena è stata ricostruita dagli agenti del Commissariato Prati, all’esito di un’indagine avviata a seguito della segnalazione di un cittadino allarmatosi dopo aver sentito delle urla provenire da un appartamento in via degli Scipioni.Quando gli agenti si erano presentati nell’abitazione della vittima, l’uomo aveva sminuito l’episodio e si era dimostrato reticente e poco collaborativo. Il suo atteggiamento, però, non aveva convinto i poliziotti.

I riscontri acquisiti da quel giorno ad oggi hanno consentito di disvelare la vorticosa trappola in cui era sprofondata la vittima e che, in realtà, era celata dietro a quella lite apparentemente innocua.

Il copione si è interrotto qualche giorno fa, quando i poliziotti hanno fatto irruzione in casa della vittima “rovinando” l’abituale visita settimanale. Così, mentre gli agenti chiedevano alla donna spiegazioni sulla sua presenza nella casa, sull’uscio si era palesato anche il compagno – complice, che, non vedendola scendere nell’immediato, era salito per accertarsi che la riscossione andasse a buon fine.

Entrambi, al momento del controllo di polizia, sono stati trovati in possesso di sostanza stupefacente del tipo cocaina e crack. Le scorte di droga, poi, sono state rinvenute nell’alloggio dei tre complici, insieme ad un libro mastro contenente tutti i proventi della loro attività, con tanto di note dedicate ai creditori da “sollecitare”.

Accompagnata presso gli uffici del Commissariato, la vittima ha trovato il coraggio di denunciare le minacce e i soprusi subiti dalla coppia e dal loro “socio” in affari.

Al termine degli accertamenti, per il trio è scattato l’arresto, successivamente convalidato dall’Autorità Giudiziaria con la misura cautelare della custodia in carcere.

Per completezza si precisa che le evidenze investigative sopra descritte attengono alla fase delle indagini preliminari e che pertanto gli indagati sono da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva di condanna.

Quanto sopra, si comunica, nel rispetto degli indagati che sono da ritenere presunti innocenti, in considerazione dell'attuale fase del procedimento, ovvero quella delle indagini preliminari, fino a un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile e al fine di salvaguardare il diritto di cronaca costituzionalmente garantito

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