Boom delle piattaforme e della didattica on-line ma ogni scuola va da sè
La ministra: «Stiamo rispondendo in maniera solida e coesa». I dubbi dei sindacati, allarme dei Presidi: Il ritorno in aula? Come si fa a mantenere la distanza senza rischio contagio?


Piattaforme e boom della didattica a distanza ma scuole in ordine sparso
(AGR) Per contrastare la diffusione del Coronavirus, una delle misure varate dal Governo Conte (in Lombardia il provvedimento è datato 24 febbraio) è stata la chiusura delle scuole con le relative adozioni di misure per garantire la continuità didattica. Oggi, in attesa di capire che ne sarà dell'anno scolastico 2019/2020, ragazzi e docenti si incontrano sulle piattaforme digitali, cioè sistemi online accessibili via Internet dove seguire le lezioni. E' la Didattica a distanza (Dad).Tutto chiaro? In realtà abbiamo assistito ad una partenza in ordine sparso con Istituti dove i professori hanno cominciato, o meglio proseguito le lezioni in video e Scuole alle prese ancora con la raccolta di autorizzazioni per la privacy e altre procedure simili.
«La scuola ha risposto e sta ancora rispondendo in maniera solida e coesa, dimostrando senso di appartenenza, senso di responsabilità e disponibilità senza precedenti ad operare in emergenza» ha detto la Ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina al Senato nella seduta del 26 Marzo scorso citando la nota ministeriale dove è spiegato cos'è la didattica a distanza e quali sono gli strumenti validi, le metodologie e gli elementi necessari affinché un'attività possa essere considerata didattica a tutti gli effetti. Eppure sul campo le difficoltà non mancano. A cominciare dalla scelta di queste 15/20 piattaforme, dove docenti e studenti dialogano, fino all'organizzazione delle lezioni che ha stravolto il quotidiano lavoro dei docenti e delle famiglie stesse offrendo anche spunto per riflessioni da tenere in considerazione passata l'emergenza e magari da valorizzare quando sarà rinnovato il Contratto collettivo nazionale della Scuola scaduto nel 2018. Ma allora come mai questa disomogeneità nell'erogazione del servizio?
Anche la Cisl Scuola si interroga sul futuro della Dad: «In questo momento di emergenza, la scuola - spiega Ivana Barbacci della Segreteria nazionale - è presente e ricopre una funzione sociale più educativa che non didattica. Nei giorni scorsi abbiamo effettuato una rilevazione su 2000 Istituti (in Italia sono poco più di 8300 ndr) e il dato che ci troviamo di fronte ci riporta a esperienze differenti sul territorio nazionale dove non mancano i paradossi. I soldi è vero ci sono ma a volte i device non sono a disposizione di chi ne ha bisogno perché le aziende del settore hanno difficoltà nel rifornimento dei magazzini. E naturalmente rimane di attualità la capacità di accesso alla Rete, che in alcune zone del Paese è carente». Il tema dell'innovazione per declinare il diritto allo studio nei prossimi anni, sarà dunque centrale anche se in Cisl chiariscono: «Siamo convinti della bontà delle nuove tecnologie ma anche del ruolo insostituibile del docente e della libertà di insegnamento. Nel confronto per il rinnovo del prossimo Contratto Nazionale ne dovremo tener conto». Insomma la Dad va bene ma come supporto e non in sostituzione dell'imprescindibile, vecchio caro prof.
Sulle piattaforme digitali anche i dirigenti scolastici sono stati presi in contropiede. «Una torre di Babele. Si attendevano indicazioni più uniformi e invece ogni Istituto ha scelto la propria piattaforma. Piuttosto occorre pensare come recuperare questo bagaglio di materiali, documenti e esperienze che sono stati caricati sulle piattaforme» commenta Mario Rusconi del Consiglio nazionale Presidi. Ma a preoccupare i dirigenti scolastici è anche la ripresa delle lezioni: «Maggio o Settembre ma il problema rimane: come si fa a mantenere la distanza nelle aule italiane che sono piccole per contenere 25 alunni? Un problema ambientale sul quale qualcuno dovrà esprimersi».