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Tumori: radiologo Gualdi, "In chirurgia per il colon retto la risonanza magnetica è fondamentale"

L'esperto al congresso 'Da Socrate all'Intelligenza artificiale: ma della sanità che cos'è rimasto?" svoltosi a Roma ha spiegato: 'la risonanza magnetica consente di selezionare con accuratezza pazienti candidabili a terapia neoadiuvante e guida eventuali scelte chirurgiche'

printDi :: 25 maggio 2025 17:03
risonanza magnetica foto pixabay

risonanza magnetica foto pixabay

(AGR) "La risonanza magnetica è oggi la tecnica di elezione nella gestione radiologica dei tumori del retto. Non solo consente di selezionare con maggiore accuratezza i pazienti candidabili alla terapia neoadiuvante, ma è fondamentale per identificare i fattori prognostici negativi e guidare le scelte chirurgiche". Lo ha evidenziato Gianfranco Gualdi, celebre radiologo romano, nel suo intervento in occasione del congresso 'Da Socrate all'intelligenza artificiale: ma della sanità cos'è rimasto?'. All'interno della sessione dedicata alla chirurgia dei tumori del retto, Gualdi ha approfondito il ruolo cruciale della risonanza magnetica (Rm) nei processi di stadiazione, ristadiazione e valutazione della risposta terapeutica, e le prospettive aperte in questo settore dall'Ai.

Tra i criteri chiave esaminati - è emerso dal congresso - l'identificazione del coinvolgimento della fascia mesorettale, dell'invasione vascolare extramurale e della risposta al trattamento. La risonanza magnetica grazie alla sua capacità di distinguere i piani anatomici e le strutture coinvolte (sottomucosa, muscolare propria, grasso mesorettale), è in grado di riconoscere l'estensione locale della neoplasia e valutare il margine di resezione chirurgica, punto critico nella prognosi. Gualdi ha illustrato come la tecnologia consenta anche di "individuare lo stadio T3 sulla base dell'interruzione della linea ipointensa della muscolare propria, con una sensibilità del 76% e una specificità dell'88% nella valutazione del coinvolgimento della fascia mesorettale". Particolare attenzione è stata dedicata alla difficoltà di distinzione tra i tumori T2 e T3 nei distretti bassi del retto, dove la presenza di reazione desmoplastica può simulare una malattia più avanzata.

 
Un altro focus è stato posto sulla valutazione linfonodale: "Quasi il 48% dei linfonodi metastatici nei pazienti con carcinoma del retto ha un diametro inferiore a 5 mm, il che rende inaffidabili i soli criteri dimensionali - ha spiegato Gualdi - La morfologia, i margini e l'intensità del segnale restano elementi centrali per formulare un sospetto radiologico di malignità". Nel suo intervento Gualdi ha anche evidenziato le "potenzialità delle sequenze di diffusione per migliorare l'accuratezza della risonanza magnetica nel monitoraggio post-terapia". La presenza di segnale iperintenso in diffusione e l'assenza di normalizzazione del tessuto nel letto tumorale sono indicativi di malattia residua. Tuttavia, ha aggiunto l'esperto "la discordanza tra Rm ed endoscopia può generare dilemmi gestionali, con un tasso di falsi positivi che sfiora il 22%".

La prospettiva futura, secondo Gualdi sarà "tracciata dall'intelligenza artificiale e dalla radiomica", che potranno affinare la predittività della risposta terapeutica: "Siamo prossimi a una medicina di precisione radiologica, in grado di integrare big data, biomarcatori e immagini per una diagnosi sempre più personalizzata", ha concluso.

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