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All’aeroporto Leonardo da Vinci, l’accoglienza ai bambini afghani: la speranza decolla da qui

Uomini, donne e bambini, quelli giunti in Italia in queste settimane che, già a Kabul, dunque, hanno dovuto vivere la disperazione

printDi :: 28 agosto 2021 15:33
All’aeroporto Leonardo da Vinci, l’accoglienza ai bambini afghani

All’aeroporto Leonardo da Vinci, l’accoglienza ai bambini afghani

(AGR) di Eleonora Spalvieri

E’ continuata incessante, in questi giorni, nonostante l’intensificarsi della crisi, l’operazione Aquila Omnia, pianificata e diretta dal Comando Operativo di Vertice Interforze (Covi), volta a portare in Italia, e quindi a mettere in sicurezza, cittadini italiani ed afghani, in fuga dal neo proclamato Emirato islamico dell’Afghanistan, a guida talebana, sorto dopo la ritirata delle truppe Nato da quel paese[1].

 
Dal giugno scorso, sono circa tremila le persone giunte a Roma e diverse altre, naturalmente, ne sarebbero dovute arrivare nelle prossime settimane se, anche nonostante l’ultimatum degli stessi talebani, secondo cui l’evacuazione dei cittadini stranieri (personale militare e diplomatico in particolare) sarebbe dovuta avvenire tassativamente entro il 31 agosto prossimo, non vi fossero stati i recenti e gravissimi accadimenti, che hanno fatto precipitare la situazione, interrompendo, di fatto, la possibilità di continuare il ponte aereo in questione: in primis, gli attentati terroristici rivendicati dall’Isis, avvenuti proprio tra la gente ammassata ai confini dello stesso aeroporto (chiara l’intenzione di voler “dissuadere” le persone a stare lì, mettendole di fronte al tragico bivio di rischiare la propria vita, potendo saltare in aria, e continuare a sperare nel poter superare il fatidico filo spinato per poi potersi, ma anche qui solo eventualmente, imbarcarsi su un volo verso la speranza), e l’attacco diretto proprio contro un nostro aereo, carico di gente, in decollo da lì.

Uno sciogliersi come neve al sole, insomma, delle affermazioni dei capi del neo proclamato regime, secondo cui si sarebbe trattato di dar vita ad un nuovo corso, del tutto differente rispetto al vecchio, ma che, al dunque, sembra invece essere tale e quale a quello che, faticosamente, in questi anni, si era cercato di sconfiggere (bastava vedere, d’altronde, altri accadimenti “spia”, succedutisi man mano che le forze talebane erano avanzate sul territorio e che avevano visto come vittime donne e bambini, ma anche ex funzionari dell’ex governo presidenziale, o la stessa nuova bandiera del suddetto- neo-regime-, dai simboli non proprio tranquillizzanti[2]).

Uomini, donne e bambini, quelli giunti in Italia in queste settimane che, già a Kabul, dunque, hanno dovuto vivere la disperazione, vissuta sulla propria pelle ma anche vista patire da moltissime altre persone, con scene che, purtroppo, oltre ad essere passate, ovviamente, agli orrori, invece che agli onori, della cronaca, rimarranno indelebili nella memoria di costoro e di tutto il mondo civile: devono far riflettere, infatti, gli accadimenti descritti sopra, ma anche le immagini dei morti a seguito dell’enorme ed incontrollata calca per tentare di entrare all’aeroporto di quella città, o delle madri che hanno gettato i propri figli al di là del filo spinato, sperando per essi un futuro migliore, ben sapendo che, nel migliore dei casi, non li avrebbero rivisti mai più, o della gente che si è aggrappata ai carrelli o ai più impensabili pertugi degli aerei in decollo, ben immaginando, anche qui, la fine che avrebbe fatto.

In tal contesto, però, sono altrettanto struggenti, ma foriere di speranza, anche le immagini che, pure, si vedono e si son viste quotidianamente nello scalo romano Leonardo da Vinci, dove, per l’appunto, sono approdate queste persone (la cui “Odissea”, per la cronaca, non è certo finita qui, dal momento che, comunque, dovranno affrontare nuove peripezie, con una vita tutta da ricostruirsi), che ritraggono personale della Polizia di Stato, Croce Rossa Italiana, Comunità di S. Egidio e della stessa Aeroporti di Roma, impegnato nell’accudire le suddette (persone), con particolar riguardo ai bambini che, mentre i relativi genitori vengono sottoposti, naturalmente, ai protocolli sanitari previsti per il contrasto alla pandemia da Covid-19, vengono intrattenuti con distrazioni varie, con l’intento di far passar loro qualche momento di spensieratezza, dopo tanta angoscia patita.

Probabilmente, facendogli anche veramente fare, per la prima volta, quello che, un bambino della loro età (sono tutti giovanissimi) dovrebbe solo fare: giocare.

Chissà che, per essi, e, simbolicamente, per tutti, la speranza di un futuro, certamente tutto da costruire, ma che si auspica migliore del passato, non inizi proprio da qui: in un aeroporto, come d’altronde, sempre da un aeroporto, era iniziata sì, per certi versi, la loro tragedia ma anche, come un “Giano bifronte” la loro stessa speranza di una nuova vita, in fuga da un regime che, purtroppo, sconfitto solo nelle menti di qualcuno, sarà destinato, invece, a scrivere la storia del nostro mondo ancora per lunghi anni. Purtroppo. 

[1] Vedasi, a tal riguardo, quanto annunciato dal portavoce dei Talebani Zabiullah Mujahid su Twitter, lo scorso 19 agosto, anniversario, non a caso,del 102esimo anniversario dell’indipendenza del Paese dal dominio britannico.
[2] Vedasi al link https://formiche.net/2021/08/bandiera-emirato-islamico-afghanistan/.

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