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Ciao, Roma. Sono Sergio Oliveira, fuoriclasse portoghese

Roma –Cagliari 1-0

printDi :: 19 gennaio 2022 13:49
Ciao, Roma. Sono Sergio Oliveira, fuoriclasse portoghese

Ciao, Roma. Sono Sergio Oliveira, fuoriclasse portoghese

(AGR) La Roma era chiamata a vincere, se voleva restare nel gruppo delle aspiranti all’Europa. Per ridare un senso al proprio campionato, la sola opzione che aveva a disposizione era quella di portare a casa i tre punti e sperare negli inciampi altrui. Di fronte aveva un Cagliari in piena fase di risalita. I sardi venivano da due vittorie consecutive, arrivate al termine di gare tirate, toste: due ottime credenziali che sicuramente avevano messo la Roma sull’avviso. Peraltro, Mazzarri è un allenatore dall’enorme professionalità: le sue squadre sono da prendere sempre con le molle. Anche questo Cagliari, da lui rivitalizzato ma ancora in manutenzione, di certo non si sarebbe presentato all’Olimpico in vesti dimesse. Schierata accortamente nella propria metà campo, fidando in ripartenze che tuttavia, quando arrivavano, non erano mai pericolose, per tutta la gara la squadra isolana aveva azzardato poco o niente, preferendo contenere le iniziative giallorosse più che metterne in atto di proprie.

Dal punto di vista strettamente estetico, Roma - Cagliari non è stato un gran partitone. La Roma ha più che altro badato al sodo cercando di chiudere a breve la pratica, non riuscendoci non solo per le scelte strategico - tattiche di Mazzarri, ma anche e soprattutto per i tanti, troppi suoi demeriti. Per chi non ha visto la partita, il magro bottino di un goal segnalerebbe una gara che la Roma ha fatto sua dopo avere sofferto parecchio un Cagliari in giornata sì, ma, in realtà, non poche volte i tifosi giallorossi sono stati lì lì per esplodere nell’urlo liberatorio. Il dominio della Roma è stato pressoché costante. Già al 4’ per un intervento su Zaniolo, Maggioni aveva indicato il dischetto, ma il VAR aveva annullato la decisione dell’arbitro. Rigore sì, rigore no, rigore non lo so: quando queste tarantelle anti-romaniste finiranno, sarà sempre tardi.

 
Si va avanti, predominio indiscutibile della Roma. Al 6’ ci provava Felix, ma Cragno bloccava il suo rasoterra, più tardi, al 13’, Maitland-Niles crossava bene per Abraham che però, pressato, non riusciva a imprimere sufficiente potenza al pallone, che veniva bloccato da Cragno. Al 20’, una ficcante iniziativa di Zaniolo che scendeva e crossava in area, forse troppo velocemente, veniva vanificata dal portiere sardo che anticipava tutti. Al 30’, a coronamento di una delle sue tante offensive, la Roma andava in vantaggio: Sergio Oliveira calciava forte dal limite ed il pallone impattava il braccio di Dalbert in piena area. Naturalmente, all’arbitro Maggioni, lì nei pressi, il fallo, nettissimo, era sfuggito, ma ci aveva pensato il VAR a dare a Cesare quel che è di Cesare. Batteva Oliveira e Cragno, che si era buttato a destra, vedeva il pallone che si infilava dall’altra parte. La mancata reazione del Cagliari, che nemmeno ci provava ad abbozzare accettabili tentativi per raggiungere il pareggio, proseguiva fino alla fine del tempo permettendo alla Roma di sviluppare altre pericolose iniziative che al 43’ culminavano con una veloce incursione di Afena-Gyan non finalizzata da Zaniolo, che, sì, arriva bene sulla sfera, ma poi spreca banalmente e il pallone finisce al portiere Cragno. Dettato probabilmente dal timore di prendere il secondo goal, che avrebbe sicuramente chiuso la partita - in fondo, una rete di svantaggio è possibile recuperarla, due è difficile – l’atteggiamento del Cagliari mirava più a limitare i danni che non a gettarsi in avanti per riequilibrare il match. Con tutti quei pericoli corsi, le scelte di Mazzarri non erano state poi così sbagliate.

Era opinione diffusa che nell’intervallo l’allenatore livornese avrebbe pensato ad un resettaggio, un ridisegnamento della squadra, un rimescolamento delle carte per arrivare al pareggio, obiettivo del tutto possibile da centrare, visto che nel primo tempo, la Roma aveva speso parecchio e considerando sia le performance giallorosse pre e post natalizie, del tutto negative e soprattutto per niente rassicuranti sotto il profilo della personalità, sia il risultato in bilico che alimentava le speranze rossoblu. Invece, alla ripresa del gioco, dopo che Rui Fabricio manda in angolo una pericolosa conclusione di Pavoletti, la Roma riprende in mano le redini della gara. Ricomincia la sarabanda romanista, fatta di accettabili trame di gioco, attacchi agli spazi e alla profondità, buona intesa tra i giocatori. Lungi dall’accontentarsi, la squadra giallorossa anziché rallentare continua a spingere arrivando a giostrare con pericolose incursioni nella metà campo avversaria ed a costruire almeno due nitide occasioni da goal, prima al 65’ con Veretout, ma il destro potente del francese è bloccato da Cragno, e poi al 74’ con Zaniolo che va via di forza, salta due avversari e poi sbaglia tutto mandando il pallone sul fondo, ‘complice’ Cragno che gli esce bene chiudendo il suo palo e negandogli la prospettiva, obbligandolo a mirare al palo lungo. Uscito indenne da quelle due situazioni a dir poco critiche, a partita ormai entrata nell’ultimo quarto d’ora, il Cagliari pensa bene di venire fuori, spingendosi più frequentemente oltre la propria metà campo, ciò accadendo non certo perché i rossoblu avessero improvvisamente decuplicato le loro energie in virtù di qualche pozione magica, ma grazie all’entrata in riserva della Roma. Con la benzina agli sgoccioli, arriva l’azione che poteva pareggiare le sorti della gara: fortunatamente per la Roma, Rui Fabricio fa il miracolo intercettando a mani aperte il pallone che, calciato a botta sicura da Joao Pedro, finirà sul fondo dopo essersi stampato sulla traversa. Qualora fosse arrivato, quel goal avrebbe fatto la gioia della Sardegna (‘Una terra, un popolo, una squadra, forza Casteddu’) ma forse sarebbe stato un premio enorme per una squadra che, almeno all’Olimpico, aveva fatto vedere ben poco. Di contro, sarebbe suonato come una beffa nei confronti di una Roma che dopo aver dominato la partita in lungo e in largo, si vedeva sfuggire di mano altri due punti.

Ma, come universalmente noto, nel calcio come in altri sport, non esiste una ‘morale’, cioè non è scritto da nessuna parte che debba per forza vincere chi domina o stradomina una gara (In proposito, non mancano esempi, anche recentissimi, di partite dominate fino al 94’ e perse al 95’). Negli eventi sportivi, possono però verificarsi dei paradossi clamorosi: il brocco che vince il Vincennes, il tennista al cinquantesimo posto in classifica che batte il titolatissimo campione, il gregario che vince il Tour, la squadretta che incredibilmente porta via tre punti allo squadrone o riesce a pareggiare la partita o altri bizzarri accadimenti simili. Perciò, se il rigore di Sergio Oliveira, messo a segno con calma e sangue freddo dal portoghese, fosse stato pareggiato, all’Olimpico si sarebbe verificato un altro di quei bizzarri paradossi di cui sopra, l’ennesimo di tantissimi altri. Vittoria meritata della Roma, dunque, ma molti dei problemi della squadra, emersi nella prima parte del campionato e oltre, rimangono. Rispetto ad altre squadre di alta e media classifica, quella giallorossa appare in ritardo di condizione fisica e incapace ad effettuare veloci cambi di marcia, nella fase di elaborazione del gioco continua ad evidenziare una certa lentezza.

Per quanto offerto dalle sue performance, l’intensità, che dovrebbe essere continua, cioè durare fino al triplice fischio, appare lontana da quei livelli che Mourinho va chiedendo fin dal suo primo giorno a Trigoria, uscendo invece a sprazzi. Inoltre, nel corso della partita, non di rado passaggi di pochi metri vengono effettuati fuori misura, con il risultato che il pallone finisce tra i piedi degli avversari, e chiare occasioni da goal vengano banalmente sprecate per una sorta di altruismo che in certe situazioni non ha ragion d’essere o per imprecisione forse dovuta alla mancanza di allenamenti specifici o, ancora, per scarsa concentrazione imputabile magari a fattori estranei alla partita. Quanto alla personalità, la Roma attuale sembra possederne più del tipo ‘provinciale’ che ‘europeo’ (questa seconda sarebbe quella richiesta dai suoi obiettivi). In definitiva, sì, la qualità c’è, ma l’impressione è che non venga adeguatamente messa a frutto cercando di imporre il proprio gioco agli avversari. L’avvento di Sergio Oliveira potrebbe avere sistemato il centrocampo giallorosso. Appariva evidente che alla Roma mancasse quella figura, il meneur de jeu che mettesse ordine e inventasse gioco. Lorenzo Pellegrini, che pure è giocatore di grande talento, non poteva essere demandato al compito di regista, avendo caratteristiche diverse da quelle richieste per ricoprire quel ruolo. Fortemente voluto da Mourinho e fortunatamente per la Roma, Sergio Oliveira sembra corrispondere al profilo del giocatore ideale per il ruolo di regista. L’innesto del portoghese si è rivelato subito felice: appena arrivato ha propiziato un rigore, poi annullato dal VAR, ha provocato e realizzato il secondo ed effettuato un paio di giocate da vero campione. Per la tifoseria romanista, l’avventura giallorossa di Oliveira meglio di così non poteva cominciare. Se sono rose, fioriranno.                                                                                                                                                                                                                                                                                                 

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