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Haiti: Un’isola fragile, soprattutto per le donne

Le donne sono le vittime indirette, nei paesi in conflitto, di cui non si parla quasi mai

printDi :: 08 marzo 2020 22:06
donne vittime indirette, nei paesi in conflitto

donne vittime indirette, nei paesi in conflitto

(AGR) “Le donne sono le vittime indirette, nei paesi in conflitto, di cui non si parla quasi mai. Ci si concentra sui feriti dei bombardamenti e da armi da fuoco ma non sulle vittime invisibili, donne e bambini che in paesi come Haiti, dove non c’è una guerra ma un’altissima violenza urbana, non hanno accesso al sistema sanitario.

Ad Haiti la mortalità materna è di 527 donne decedute ogni 100.000 bambini nati vivi (in Italia questa percentuale è 2 su 100.000), il tasso più alto di tutta l’area caraibica e dell’America Centrale e del Sud, più alto anche rispetto alla media dei paesi africani. La crisi economica e politica del paese ha completamente smantellato il sistema sanitario, che non riceve fondi. Le donne che vanno in ospedale per partorire non trovano farmaci, personale specializzato o devono pagare. Donne e bambini sono vittime indirette della violenza urbana che imperversa a Port-au-Prince, capitale del paese, perché quando ci sono sparatorie in strada le donne hanno paura di recarsi in ospedale e partoriscono, e spesso muoiono, tra le mura domestiche.

 
Nella parte meridionale del paese – la zona con il più alto tasso di mortalità materna di Haiti – MSF gestisce un piccolo ospedale con una maternità che da 20 parti al mese nel 2017, quando ha aperto, è arrivata a registrarne fino a 140 al mese, perché le donne hanno iniziato a capire il valore aggiunto di partorire in una struttura con personale qualificato. In questa zona le donne devono fare anche 4 o 5 ore a piedi per arrivare nel nostro ospedale, a volte è troppo tardi di fronte a gravi complicazioni che non sempre riusciamo a gestire in una struttura così piccola. In questi casi siamo costretti a trasferirle con la nostra ambulanza in un ospedale più grande che dista due ore di strada. Pur essendo un ospedale del ministero e il più grande della regione, mancano spesso personale ed elettricità.

Ricordo una notte in cui ero di guardia, sono stata costretta a trasferire una donna in ambulanza in questo ospedale. Dopo due ore di macchina, l’ospedale ha rifiutato di prendersi cura di questa donna perché non c’era elettricità. L’abbiamo portata in una struttura privata, ma il ginecologo era a casa. La donna ha partorito nella nostra ambulanza nel parcheggio del secondo ospedale, ma purtroppo il bambino è nato morto perché l’attesa era stata troppo lunga. Per fortuna siamo riusciti a salvare la donna”.

donne vittime indirette, nei paesi in conflitto

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Dr.ssa Claudia Lodesani, presidente MSF

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