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IMMIGRAZIONE: STIPULARE PATTI DI CONVIVENZA

print20 febbraio 2004 15:10
(AGR) Stipulare con gli immigrati i "patti di convivenza", ossia degli accordi sui reciproci diritti e doveri. Lo propone Livia Turco, responsabile welfare dei Ds, che questa mattina ha aperto a Roma una due giorni del partito della Quercia dedicata all'immigrazione (dal titolo "Immigrati e italiani. Il futuro e' convivenza"), un'occasione di confronto sulle future politiche di integrazione e che ha, fra l'altro, in programma un'assemblea di 400 immigrati.

Il patto di convivenza - precisa Turco - e' un "vero e proprio rito civile per sottoscrivere da un lato l'impegno a rispettare le regole del nostro paese e dall'altro a riconoscere pari diritti sociali, civili e politici".

Nel progetto della parlamentare, la persona straniera residente da 5 anni nel nostro Paese, in possesso di un lavoro, con la fedina penale pulita, che ha frequentato corsi di lingua e cultura italiana, "ha diritto a chiedere la stipula di un 'patto di convivenza' attraverso l'acquisizione della Carta di soggiorno. La stipula del 'patto' avviene su richiesta della persona immigrata rivolta al sindaco della Carta di soggiorno e nella reciproca sottoscrizione della Costituzione italiana".

"Avanzo questa proposta - afferma Turco - che e' un' innovazione anche della nostra legge dopo l'amara esperienza della carta di soggiorno che, da simbolo di una politica di diritti e doveri, e' rimasta un'opportunita' utilizzata da pochi: 150 mila su 500 mila persone con oltre 5 anni di residenza legale". La proposta, per la diessina, ha un valore simbolico: "la convivenza - dice - ha bisogno di essere nutrita da gesti e simboli. Noi di sinistra abbiamo troppo sottovalutato l'importanza della dimensione simbolica".

Inoltre, a suo avviso, andrebbero rivisti anche i requisiti per l'accesso ai diritti sociali; fra questi, la durata della permanenza, la titolarita' di un lavoro, l'osservanza delle leggi.

Per rendere fruibili i diritti, Turco propone anche l'istituzione dello "sportello di cittadinanza" per i cittadini stranieri nell'ambito delle reti integrate dai servizi sociali. In alternativa potrebbero essere resi "efficienti ed umani gli sportelli unici dell'immigrazione".

Turco vorrebbe il lancio in Italia del progetto '3x1' (sperimentato in Messico) che massimizza l'impatto positivo delle rimesse nei paesi di origine e prevede che per ogni dollaro o euro trasferito, le istituzioni centrali, regionali e locali ne aggiungono uno. Andrebbe poi evitato lo spreco delle risorse umane rafforzando i sistemi educativi dei paesi di origine attraverso programmi di cooperazione e "istitution building" coordinati da agenzie multilaterali.

Riguardo la formazione di stranieri in Italia, l'ex ministro ha reso noto alcuni dati che "dimostrano - ha detto - miopia culturale ed anche l'autolesionismo del nostro paese': negli anni '70-'80 c'erano 40 mila studenti stranieri, per l'anno accademico 2002-2004 solo 5.350 a fronte dei 20 mila messi a disposizione dalle universita'. Negli anni '80 c'erano 5 mila borse di studio, oggi sono ridotte a 600 di cui 400 per corsi di specializzazione e 200 per lauree.

Con la Bossi-Fini se entro un anno dalla laurea non trovano lavoro, i laureati vengono espulsi. Gli studenti, inoltre, non possono partecipare a progetti di cooperazione nei loro paesi di origine". studenti>

Proposte anche sul versante sicurezza: "l'allontanamento non risolve il problema". Cio' che serve, sono programmi di sostegno al reinserimento sociale e un forte investimento in servizi sociali e in attivita' di cooperazione. Sulla nuova "governance" dell'entrata di immigrati, la diessina propone una maggiore responsabilita' degli imprenditori e delle forze politiche, in collaborazione con le Regioni. Va poi posta attenzione alla scuola e alla promozione degli 'italiani con il trattino', cioe' i bambini con la doppia origine. Questi sono ora 300 mila; 25.000-30.000 sarebbero le nascite annuali e nel 2051 arriveranno a 45.000. I bambini stranieri che frequentano la scuola sono oggi 200 mila (erano 6.104 nel 1983); saranno 570.000 nel 2017-18.

Turco ha richiamato l'impegno per le politiche europee ("l'Europa non puo' occuparsi solo di controllo e contrasto all'immigrazione clandestina") e sempre sulla convivenza ha ammesso che "se questo tema non e' riuscito ad imporsi e a fare breccia nella cultura del paese, lo si deve anche alla scarsa convinzione delle forze politiche del centrosinistra che non compresero quanto il governo dell'immigrazione fosse non solo questione di legge e di buon governo ma di legame con le persone, di pratica politica, di battaglia ideale e culturale".

Alla prima giornata del convegno hanno fra l'altro partecipato il premio Nobel Rita Levi Montalcini che ha sottolineato l'impegno della sua fondazione per l'istruzione a distanza in Africa e il ministro per la cooperazione del Marocco, Nezha Chekrouni. Il ministro marocchino si e', fra l'altro, soffermato sul fatto che "per scongiurare la deriva estremista bisogna tener conto delle identita' culturali".

Considera positivamente il ruolo dei parternariati in un'ottica di apertura da parte dell'Europa: "Nord e Sud devono accompagnare gli sforzi dei buoni governi locali. Da voi ci aspettiamo assistenza tecnica e risorse finanziarie".

Nei prossimi venti anni la popolazione italiana diminuira' di circa 5 milioni di persone.

Se a fronte di questo "enorme vuoto demografico", si ipotizza costante l'attuale flusso di immigrati (attualmente in Italia sono 2,5/3 milioni) si calcola che la popolazione di non autoctoni crescera' nel nostro paese di 6,5 milioni di unita', di queste un milione di prima generazione. Lo ha affermato Massimo Livi Bacci, demografo dell'universita' di Firenze, al convegno dei Ds sull'immigrazione.

In una prospettiva piu' lunga, per lo specialista, la popolazione immigrata in Italia rappresentera' il 25-30% della popolazione complessiva. Di fronte a queste stime "legittime e prudenti" - ha precisato Livi Bacci - se non si interviene con la promozione di processi di integrazione sociale c'e' il rischio di un conflitto.

"L'immigrazione - secondo il demografo - e' il fenomeno sociale che cambia l'Italia. Tutti gli altri fenomeni sono secondari. L'integrazione sociale e' pero' il frutto di uno sforzo delle persone".

A suo avviso inoltre i paesi che bloccano l'accesso di immigrazione legale sono destinati a creare ampie bolle di clandestini. Probabilmente, per Livi Bacci, invece di pensare a sanatorie ogni 4-5 anni si potrebbe pensare a delle forme di regolarizzazione a maglie piu' larghe in itinere. "L'Italia - ha concluso - ha bisogno di quote di immigrati piu' realistiche delle attuali".

La difficolta' piu' grande per i cittadini stranieri in Italia e' trovare lavoro. Cosi' si e' espresso il 26,6% di un campione di cittadini stranieri in un sondaggio della Swg.

Il sondaggio sottolinea che l' 80% degli intervistati ha deciso di fermarsi nel nostro paese e che ben il 94% guarda la televisione parlando in italiano.

Dopo il lavoro, le principali difficolta' per gli stranieri riguardano l' ottenimento di un permesso regolare (24,5%) e il trovare una casa (20,6%). Quasi la meta' del campione si trova in Italia da piu' di cinque anni, la maggioranza da piu' di tre.

L' istituzione a cui si rivolge piu' di frequente e' la questura (75%) e il servizio sanitario nazionale (64%).

Due terzi del campione ha dichiarato di spedire denaro nel paese di origine ogni due mesi; a questo scopo, il 24% ricorre ad una banca, mentre la stessa percentuale si rivolge ad amici o parenti ed altrettanti alla posta.

" Secondo GiorgioNapolitano, presidente della Commissione affari costituzionali del parlamento europeo, intervenuto al convegno, L'Europa deve dotarsi di una politica unitaria in tema di immigrazione, "ce n'e' un bisogno assoluto". "Se ancora non c'e' una politica europea su questo - ha detto Napolitano e' per la resistenza di alcuni governi. Non dobbiamo invece avere paura di parlare di multicultura, di scambi, di dialogo". A base della carta, a suo avviso, andrebbero riportati i principi affermati dal segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, nel recente intervento al parlamento europeo. Del tutto contrario si e' detto alla politica ell'immigrazione identificata con la lotta alla clandestinita'.

Napolitano ha espresso apprezzamento per il ministro dell' interno Pisanu che in sede europea a sostenuto la dichiarazione sul dialogo fra culture e religioni ai fini della prevenzione del terrorismo.

L'esponente Ds e' convinto che "non si deve avere la pretesa di fermare il fenomeno. L'Europa deve tenere aperti i canali legali, sviluppare i contatti per la cooperazione, dare piena integrazione alle molteplici diversita'. Tutti criteri ispiratori - ha osservato - della legge del 1998". La legge che, insieme a Livia Turco, porta il suo nome, superata dall' attuale Bossi-Fini. Legge che andrebbe cambiata: "Spero sempre - ha detto ironicamente - che uno dei due sia pentito e che cancelli il suo nome dalla legge".

Rivendicando le motivazioni che hanno portato alla legge del '98, Napolitano ha, fra l'altro, sottolineato che le "tesi dell'immigrazione zero sono fuorvianti e insostenibili. Le quote che abbiamo introdotto significavano proprio il rigetto della politica zero". I centri di permanenza temporanea "li concepimmo per arginare le ondate di clandestini e scoraggiare il traffico ma sempre partendo dal rispetto delle garanzie per le persone".

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