Ultime serate al Manfredi per Luciano Salce

Nella solitudine di un camerino improvvisato, nella notte di una profonda provincia italiana, un (ormai non più) giovane attore, impegnato a provare la spericolata messinscena di un importante testo letterario classico, si ritrova, involontariamente ma inevitabilmente a fare i conti con se stesso. Con il suo essere attore e uomo, funzione di una società che gli sfugge e identità ricercata e mai trovata.
Come essere, nello stesso tempo, (doppio) figlio d’arte, uomo di cultura e groviglio materiale di ossa, nervi e sangue che soffre e gode per i bisogni primari della vita?>
Già, doppio figlio d’arte, una condizione che Salce ha saputo bypassare e portare subito all’altra condizione: quella di doppio orfano d’arte.Con lui sulla scena, uno straordinario Paolo Giommarelli, complice, ironico compagno di lavoro. Addirittura è lui che provoca nell’attore lo spunto per raccontarsi.E se questo spettacolo è senza ombra di dubbio pieno di emozioni, bisogna dire che è altrettanto divertente. nel raccontare un pezzo di vita veramente vissuto in Australia da ragazzo, Emanuele dimostra la capacità di essere coinvolgente e affabulatore e in questo è figlio d’arte per idole e per genetica.