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Memorie di Adriano al Parioli

print20 febbraio 2013 19:05
Memorie di Adriano al Parioli
(AGR) Da questa sera a domenica 17 marzo in scena al Teatro Parioli-Peppino De Filippo "Memorie di Adriano";  interpetre Giorgio Albertazzi e testo tratto dal libro di Marguerite Yourcenar, per la regia di Maurizio Scaparro, un'opera che dalla forza evocatrice della voce di Albertazzi appare quanto mai attuale in questo momento storico.Un Albertazzi in forma smagliante quello che abbiamo visto questa sera al Teatro Parioli che, con le parole di Marguerite Yourcenar, nella sua tenerezza e attraverso i ricordi dell’Imperatore Adriano, sembra fare una fotografia dei nostri tempi, rimettendo in discussione la vita, l’amore, la storia, i nostri stessi luoghi di origine, le nostre lingue. E il rimettere in discussione tutto, proprio dei grandi stravolgimenti del nostro mondo, ci appare simile a quello che stiamo vivendo oggi, in tempi in cui i fondamentalismi e l’ignoranza seminano morte e distruzione, in un mondo che sembra lentamente sfaldarsi sotto i colpi dell’intolleranza, della guerra, dell’egoismo, del colpevole disinteresse per il territorio e per la sua bellezza, degli interessi mercantili, le parole di Adriano assumono un significato nuovo, profondo, che aiuta a riflettere sul nostro momento storico indicandoci, forse, uno spiraglio di speranza.Accanto all’emblema del Teatro italiano, che a novanta anni continua ad affascinare, trascinare ed incantare, con il carisma di un gigante del palcoscenico e la brillantezza vigorosa del ragazzo che debuttò sessantaquattro anni or sono a Firenze diretto da Luchino Visconti, il giovanissimo danzatore Giacomo Luci nella parte del giovinetto greco Antinoo, incarnazione dell’Amore dell’imperatore Adriano, in un’interpretazione di forza struggente ed evocativa degna di Eric Vu An, coreografo e danzatore nella messa in scena de “Le Memorie di Adriano” del 1989 a Villa Adriana, oggi direttore dell’Operà di Nizza. Il corpo del giovane Luci-Antinoo è un fascio di muscoli guizzanti che trasmette al pubblico un concentrato di amore romantico, ardore e tristezza, passione e idillio, fremiti e commozione, in una coreografia neoclassica sempre di Eric Vu An, per riadattata per il palcoscenico del Parioli da Ricky Bonavita.Magnifici accanto al Maestro Albertazzi, anche l’Imperatrice Plotina (Maria Letizia Gorga), Olimpo (Gianfranco Barra), il giovane Adriano (Fulvio Barigelli), Sabina (Giulia Tomaselli) e le Ombre (Andrea Frau e Claudio Ciannarella), in uno spettacolo che ci piacerebbe applaudire in spazi più ampi e aperti, in uno dei tanti teatri naturali delle vestigia romane.“Non eravamo sorpresi quando ci siamo ritrovati sul palcoscenico Giorgio ed io, per riprendere il nostro discorso, mai interrotto, su “Memorie di Adriano”, racconta il regista Maurizio Scaparro.“Ci siamo guardati e abbiamo sorriso per la consapevolezza di potere, forse dovere, trasmettere ancora le tante emozioni avute e talvolta date con le parole di Marguerite Yourcenar, fin dalla prima magica notte di Villa Adriana, e proseguite in tanti anni, a “intervalli irregolari” a Roma e in tanti teatri d’Europa. Ci siamo trovati così, forse senza saperlo, a costruire la “memoria” di queste “Memorie di Adriano”. Abbiamo messo una grande attenzione all’umano così lontano da un difficile vivere sociale che oggi sembra allontanarsi pericolosamente dalle parole guida di Adriano “humanitas, felicitas, libertas”, così uguali a Liberté, Égalité, Fraternité della Rivoluzione francese”. Dopo aver visto lo spettacolo, vogliamo essere ottimisti e vogliamo pensarla come l’Imperatore Adriano: la pace s’instaurerà di nuovo tra le guerre; le parole umanità, libertà, giustizia ritroveranno qua e là il senso che noi abbiamo tentato di infondervi.Non tutti i nostri libri periranno; si restaureranno le nostre statue infrante; altre cupole, altri frontoni sorgeranno dai nostri frontoni, dalle nostre cupole; vi saranno uomini che penseranno, agiranno e sentiranno come noi: oso contare su questi continuatori che seguiranno, a intervalli irregolari, lungo i secoli, su questa immortalità intermittente.

Manuela Minelli>

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