Lezioni americane del maestro Giorgio Albertazzi
(AGR) Le Lezioni americane sono cinque conferenze scritte nel 1985 da Italo Calvino per le “Charles Eliot Norton PoetryLectures” della Harvard University. L’invito era un vero evento per la nostra cultura. Prima di lui c’erano stati T.S.Eliot, Stravinsky, Borges, NorthropFrye, Octavio Paz. Calvino era il primo italiano invitato a tenere quelle conferenze. Purtroppo lo scrittore morì qualche mese prima della partenza per l’America, e le Lezioni restarono allo stato di manoscritto inedito. Solo alcuni anni dopo, sua moglie Ester le fece pubblicare, e solo da qualche anno queste conferenze sono diventate teatrali grazie all’interpretazione di uno dei più grandi attori italiani, Giorgio Albertazzi.E domani, Albertazzi e le Lezioni americane arrivano al Teatro Manfredi di Ostia, e resteranno in scena sinoall’8 dicembre. Sul palcoscenico soltanto l’essenziale: una scrivania ingombra di libri e una macchina da scrivere, dei quadri accatastati e lui, Giorgio Albertazzi, nei panni di un professore che, assistito da una giovane allieva -Stefania Masala -prepara una conferenza sul tema della leggerezza. In questo allestimento infatti l’attore e il regista Orlando Furioso hanno scelto di approfondire solo il tema della prima lezione di Calvino, dove la parola è in primo piano e il tono discorsivo si fa più incalzante, Albertazzi da vero mattatore alterna, cambia registro e a poco a poco diventa Calvino. Il violoncello di Anca Pavel accompagna lo spettacolo.
“Fin dalla prima parigina del 2000, quando andò in scena al ThéâtreduRond-Point per la stagione del ThéâtredesItaliens, diretta da Maurizio Scaparro, il successo fu enorme, addirittura inaspettato, anche se Calvino a Parigi era di casa - ha ricordato Giorgio Albertazzi - Amo la parola come la amava Calvino, la letteratura è alla base del mio piacere: leggo continuamente, prendo appunti, i miei libri sono tutti segnati, ma penso che quando la letteratura diventa battuta teatrale, la parola nella bocca dell’attore si disfa, prende corpo e nello stesso tempo prende aria, si alleggerisce dalla pesantezza verbale e diventa azione incorporea, si libra per aria e da piuma si fa uccello”.
In realtà le lezioni sono cinque, ma Calvino doveva scrivere in America la sesta, della quale conosciamo solo il titolo,Consistenza. "Vorrei dedicare le mie conferenze a certi valori, a certe qualità, o certe specificità della letteratura che mi sono particolarmente care, cercando di inserirle nella prospettiva del prossimo millennio."Così dichiarava Calvino nella sua introduzione alle conferenze sulla Leggerezza, la Rapidità, L'Esattezza, la Visibilità, la Molteplicità, cinque valori da approfondire da un punto di vista letterario certo, ma anche come elementi del nostro vivere quotidiano.
“All'alba del nuovo millennio - afferma il regista Orlando Forioso -queste conferenze, con un enorme ed imprevisto successo, presero una forma teatrale grazie all'interpretazione di uno dei più grandi attori italiani, Giorgio Albertazzi. Nota divertente e "calviniana" di quella edizione (oltre al grande successo a Parigi al ThéâtreduRond-Point per la stagione del ThéâtredesItaliens, diretta da Maurizio Scaparro) fu la perplessità di un critico di un giornale del Sud che disse che dietro allo pseudonimo di Orlando Forioso si nascondeva lo stesso Albertazzi.”>
Oggi lo spettacolo ritorna sui palcoscenici per una galoppata epica nella letteratura, e Giorgio Albertazzi è il Conferenziere che attraverso le parole di Calvino guida gli spettatori in questo viaggio vertiginoso, alla ricerca della Leggerezza. Lo spettacolo si concentra su questa prima conferenza, nella quale si incrociano e si fondono poesia e teatro, Calvino ed Albertazzi. Dante, Cavalcanti, Shakespeare, Lucrezio, Ovidio, Borges, Kafka, Cirano, Leopardi, sono stati da sempre gli autori con i quali ha convissuto Giorgio Albertazzi, ed è parso naturale accostare alla conferenza calviniana il percorso parallelo di un artista innamorato della poesia e della scrittura.
Una giovane allieva cerca di comprendere il senso di questa ricerca, e il suo occhio-telecamera insegue il Conferenziere, filmandolo insieme ai suoi appunti, agli schizzi, ai disegni, ai quadri, ai libri, agli oggetti, e proiettando frammenti di filmati della memoria teatrale di un Albertazzi cantore delle epiche gesta del pensiero, che si fa scrittura. Nulla più sulla scena, già piena di riflessioni e concetti "non di un vecchio" come diceva Alberto Moravia "ma di un giovane che vede la letteratura come una donna amata, bellissima, ritrosa e lontana, e la vuole conquistare".
(di Manuela Minelli)>