Jack in the box
(AGR) Sam Diori è il...giocatore. Teatro Antigone domenica 30 marzo ore 21 presenta Jack in the box. Deputato il teatro come una barattiera, se recitare è gioco, un gioco d’azzardo la cui posta è la vita stessa, questo monologo è un asso nella manica rimboccata del giocattore le cui fiches (fish and chips!) non diventano mai soldi; la cui vittoria – per la semplice ragione d’aver scelto di giocare per vivere – assomiglia fin troppo spesso alla perdita. In bilancio. Lancio di dadi. E quando li getti via dal finestrino del treno, i dadi, stai sicuro che non vinci. Ma come suol dirsi? Gambling! È il sapore del gioco, del resto: le carte in regola le devi avere, ma anche la fortuna. Il jolly del talento? Mero. Anche un algoritmo RNG sarebbe imbarazzato dalla casualità dei risultati di un giocattore. Il bankroll è latitante, la percentuale del vantaggio del banco esigua, il jackpot è una chimera, e i giocattori – a corto di ricarica – rischiano di auto dichiararsi banned. Ogni provino è un hit: chiedi un’altra carta, un’altra possibilità. Ogni messa in scena, ogni mano, è un martingale, un raddoppio della puntata precedente, sempre alla cieca, e con improbabili odds. Di bonus neanche a parlarne, il volume del playthrough è troppo scarso. Un prelievo? Sì, di sangue! L’unico metodo è l’All-in: giocarsi il tutto per tutto, tutto quello che si ha. Jack in the box parla del gioco per parlare di altro. Non si tratta, per inciso, di una filippica contro il gioco d’azzardo patologico sovvenzionato dall’AAMS! “Jack in the box”, in inglese, è quel divertente ammennicolo – non troppo divertente per i cardiopatici! – della scatola da cui salta fuori un fantoccio attraverso un marchingegno a molla. Nessuno sa del pupazzo finché qualcuno non apre la scatola. Ovviamente…. Jack vuol richiamare anche il jack (fante) dei semi. Metaforicamente, la box, da cui schizza fuori l’attore (il joker, o pratical joker!), è la scena stessa che si finge una stazione. Scenografia: due sedie. Una sedia piena, dove siede un giocatore in attesa d’un treno che lo porterà a giocare, e una sedia vuota, agnizione dell’assenza del partner di gioco (sovente anche del pubblico!), e dove risiede solo un cappello di paglia. S’accende un piombo sulla prima sedia.Il giocattore cerca d’ammazzare l’attesa…>