Il Giro del Mondo in 80 minuti

10 marzo 2013 17:13
(AGR) Un viaggio senza muoversi dalla poltorona del teatro. Il progetto diretto da Mario Tronco è un autobiografico racconto che assomiglia ad una favola. Sono 18 i musicisti sul palco. E’ davvero impossibile restare fermi e compassati sulla poltrona quando i diciotto musicisti della famosa orchestra multietnica di Piazza Vittorio si armano dei loro curiosi strumenti e cominciano a raccontare un’incredibile e autobiografica favola multietnica, com’è successo in anteprima mondiale ieri sera al Teatro Olimpico (dove resteranno fino al 24 marzo).Ne “Il Giro del Mondo in 80 minuti” si racconta di un ideale viaggio intorno al mondo, attraverso gli uomini, gli artisti e le loro musiche. Sulla nave in partenza verso l'ignoto si imbarcano i musicisti dell'Orchestra di Piazza Vittorio. Ad accoglierli con le loro valigie cariche di oggetti, suoni e ricordi c’è Mario Tronco, il loro comandante/condottiero.“E’ uno spettacolo autobiografico, ci raccontiamo come esseri umani”, spiega Mario Tronco. “Raccontiamo esperienze di vita giocose come il racconto di Houcine Ataa, cantante di musica sufi che fu arrestato perché creduto un terrorista e che continuava ad arrivare ubriaco accompagnato da donne agli incontri con la polizia, cercando di far capire loro che un terrorista non si comporterebbe mai così. Portiamo anche la testimonianza di momenti più drammatici come la morte di un padre o l’esperienza di Carlos Paz Duque fuggito dall’Equador come rifugiato politico.”Lo spettacolo inizia e finisce su una zattera, mentre si vedono scorrere le illustrazioni di Daniele Spanò, vere e proprie suggestioni grafiche, in cui si susseguono mandala indiani, colori africani, disegni cubani, grafiche mediorientali, che scandiscono e illustrano le storie dei multietnici passeggeri della nave-zattera (certamente metafora di vita-palcoscenico) raccontate in musica, dove le note di congas e flauti andini, bongos e violoncelli, timbales e djembe, clarinetti e sax, percussioni e flicorni, si mischiano alle meravigliose voci di artisti dai nomi spesso difficili da pronunciare, ma sempre impossibili da dimenticare. La scenografia è resa ancora più vivace da video gag proiettate in alcuni momenti narrativi, protagonista il povero gladiatore che per sbarcare il lunario si mette in posa con i turisti sotto il Colosseo e fatica non poco ad arrivare nel tempo di ottanta minuti su questa zattera carica di storie, musica e strumenti e dove ogni passeggero può portare tassativamente soltanto un bagaglio e una canzone. Solo storie vere sulla singolare imbarcazione, anche se condite sapientemente con la fantasia. “L’episodio del burocrate esattore che mette sotto sequestro la zattera è stato l’espediente per raccontare ciò che è accaduto quando abbiamo perso il nostro nome. Per problemi di ‘marchio’ per qualche settimana l’Orchestra non era più proprietaria del suo nome.” Spiega il “Capitano” Marco Tronco. Nata simbolicamente, ma anche storicamente, intorno a quella piazza che è un crocevia di lingue e nazionalità, l'Orchestra di Piazza Vittorio diretta da Mario Tronco parla un linguaggio unico che è forse la lingua comune di tutte le nazionalità del mondo. Ad ascoltarli, affabulati da Sylvie Lewis, angelica sirena che incarna il sogno di bellezza e incanto femminile, e che alla fine con humor tutto inglese spiega al pubblico come non confondere il chicken con la kitchen, ci si imbarca in un viaggio da cui non si vorrebbe più tornare, si resta affascinati da voci, colori e sguardi arabi, africani, andini, cubani, tunisini, indiani ed equadoregni, in un perfetto meccanismo di emozioni e ritmi colorati. E così appaiono ancora più vere le parole di Sant’Agostino: Si possono percorrere milioni di chilometri in una vita, senza mai scalfire la superficie della vita stessa, né imparare nulla dalle genti sfiorate. Il senso del viaggio sta nel fermarsi ad ascoltare, chiunque abbia una storia da raccontare.
Manuela Minelli>Partecipa anche tu affinche' l'informazione vera e trasparente sia un bene per tutti