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Birra analcolica e pastorizzazione: Unionbirrai chiarisce le regole per i microbirrifici artigianali

L’associazione nazionale dei microbirrifici aggiorna i requisiti tecnici di adesione: via libera alla pastorizzazione per le birre analcoliche, purché non prevalenti nella produzione

printDi :: 08 agosto 2025 12:44
Vittorio Ferraris, direttore generale di Unionbirrai

Vittorio Ferraris, direttore generale di Unionbirrai

(AGR) La birra analcolica sta vivendo un momento di forte crescita nei consumi, conquistando un pubblico sempre più ampio e curioso. Questa tendenza non riguarda solo i grandi marchi, ma anche i piccoli birrifici indipendenti, che vedono in questa tipologia un’opportunità di diversificazione. Tuttavia, la produzione di birre senza alcol pone sfide tecniche significative, tra cui la pastorizzazione, spesso necessaria per garantire sicurezza e stabilità del prodotto.

Per affrontare questa nuova realtà, l’Assemblea dei soci Unionbirrai, l’associazione nazionale che rappresenta i microbirrifici artigianali, ha approvato una modifica ai requisiti tecnici per l’associabilità: i birrifici potranno pastorizzare le birre analcoliche, a patto che questa produzione non sia prevalente rispetto al resto delle birre realizzate.

 
“La produzione di birre analcoliche richiede trattamenti specifici – spiega Vittorio Ferraris, direttore generale di Unionbirrai –. La pastorizzazione, in molti casi, è indispensabile. Per questo abbiamo aggiornato i criteri tecnici di adesione: chi pastorizza birre analcoliche senza farne la propria produzione principale può continuare a far parte dell’associazione”.

Ferraris precisa che si tratta di una decisione interna e non di una modifica normativa: “Non intendiamo sostituirci alla legge o ai chiarimenti dell’Agenzia delle Dogane. La nostra è una scelta statutaria, pensata per rispondere alle esigenze dei soci”.

Secondo Unionbirrai, la legge italiana non definisce il concetto di “birrificio artigianale”, ma solo quello di birra artigianale, che deve essere non pastorizzata e non microfiltrata. Una birra sottoposta a pastorizzazione non può quindi essere definita artigianale né portare il marchio “Indipendente Artigianale”.

Pastorizzare una singola referenza analcolica non fa perdere al birrificio lo status di artigianale – aggiunge Ferraris –. L’artigianalità è legata al singolo prodotto: se una birra viene pastorizzata, quella birra non è artigianale, ma ciò non influisce sulle altre birre prodotte secondo i criteri di legge”.

Unionbirrai invita i produttori a comunicare in etichetta in modo chiaro e trasparente la natura di ogni prodotto, distinguendo ciò che è artigianale da ciò che non lo è. Una buona informazione al consumatore, conclude l’associazione, è il primo passo per valorizzare la qualità e la diversità del settore.

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