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Un Parlamento senza popolo: il primo Parlamento del Regno d’Italia secondo Petruccelli della Gattina.

Dal nostro inviato a Torino, il giornalista, scrittore e deputato Ferdinando Petruccelli della Gattina racconta con pungente ironia la realtà aristocratica della prima legislatura del Regno d’Italia

printDi :: 02 agosto 2025 11:25
Ferdinando Petruccelli della Gattina - Deputato del Regno d'Italia - Foto Wikipedia

Ferdinando Petruccelli della Gattina - Deputato del Regno d'Italia - Foto Wikipedia

(AGR) Torino, Palazzo Carignano, correva l'anno 1861 – Con emozione e spirito d’osservazione, il giornalista, scrittore e neo-deputato Ferdinando Petruccelli della Gattina ha varcato per la prima volta le porte del Parlamento del Regno d’Italia, riunitosi a Palazzo Carignano in seguito all’unificazione del Paese. Un momento storico che, nelle sue parole, si trasforma subito in una lucida riflessione critica.

«La Camera ha validate 438 elezioni», scrive. Ma chi sono questi rappresentanti della neonata Italia unita? Petruccelli compone una vera e propria statistica umana che, con tono ironico e al tempo stesso amaro, rivela il volto elitario del primo Parlamento unitario: nobiltà, alti ufficiali, professionisti, e ben poco popolo.

 
Tra i deputati si contano:

  •  2 principi, 3 duchi, 29 conti, 23 marchesi, 26 baroni
  • 117 cavalieri, di cui 3 della Legion d’onore
  • 135 avvocati, 25 medici, 10 sacerdoti, ma «silenziosi»
  • 21 ingegneri, 4 ammiragli, 23 generali
  • 52 professori, 13 magistrati, 19 ex ministri
  • Persino un bey dell’Impero Ottomano, ma nessun contadino, nessun operaio

E ancora, una sfilza di titoli e cariche che disegnano un Parlamento nobile, colto, potente, ma assolutamente distante dal popolo. Il deputato lucano osserva come l’intera assemblea sia eletta da «circa l’1,5% della popolazione», a dimostrazione che l’Italia unita era, almeno inizialmente, una nazione senza rappresentanza popolare reale.

La sua pungente ironia si estende anche ai tratti fisici dei parlamentari: «sei balbuzienti, cinque sordi, tre zoppi, un gobbo, molti calvi... ma neppure un muto!» Il risultato? Tutti vogliono parlare, «al solo scopo di farsi udire dai propri elettori».

Petruccelli sottolinea così la contraddizione di un Parlamento che si autodefinisce rappresentativo, ma che, di fatto, si configura come un’arena aristocratica, un'aristocrazia politica fondata sul privilegio e non sulla partecipazione democratica.

Queste sue parole, oggi più che mai, ci offrono uno spaccato crudo e lucido dell’Italia post-unitaria, in cui il potere legislativo è appannaggio dei “migliori” – dal greco aristoi – e non del popolo. Un monito, forse, sulle basi aristocratiche su cui nacque il sogno dell’Italia unita.

I Moribondi di Ferdinando Petruccelli della Gattina - Foto Wikipedia

I Moribondi di Ferdinando Petruccelli della Gattina - Foto Wikipedia

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