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Romaeuropa Festival, musica, danza, teatro, arti digitali e spettacoli per l'infanzia dal 14 settembre al 21 novembre

Presentato online dal presidente Guido Fabiani e dal Direttore Artistico della Fondazone Ramaeropa Fabrizio Grifasi il maxi-programma della XXXVI edizione del Festival che prevede la partecipazione di 83 compagnie, 516 artisti provenienti da 15 paesi.

printDi :: 27 maggio 2021 18:54
Romaeuropa Festival, musica, danza, teatro, arti digitali e spettacoli per l'infanzia dal 14 settembre al 21 novembre

(AGR) Il Presidente della Fondazione Romaeuropa Guido Fabiani e il Direttore Generale e Artistico della Fondazione Romaeuropa Fabrizio Grifasi hanno presentato oggi online il programma della XXXVI edizione del Romaeuropa Festival, in scena in 16 spazi della Capitale dal 14 settembre al 21 novembre 2021 con 83 compagnie, 516 artiste e artisti provenienti da 15 differenti paesi, per un totale di 86 titoli e 206 repliche tra musica, danza, teatro, arti digitali e spettacoli per l'infanzia. Sono intervenuti alla presentazione il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, la Sindaca di Roma Virginia Raggi e le curatrici delle cinque sezioni del festival: Stefania Lo Giudice per Ref Kids, Francesca Manica per Dancing Days, Federica Patti per Digitalive, Maura Teofili per Anni Luce, Giulia Di Giovanni per Line Up.

Abbiamo riscoperto la potenza della comunità umana dopo aver convissuto per mesi con l’idea che un baratro potesse inghiottirci, che lo tsunami della pandemia potesse travolgerci. Questa partecipazione globale, questo presente extra-ordinario, rappresentano lo spirito-guida di Romaeuropa e del suo Festival che dal 14 settembre al 21 novembre torna ad animare la capitale con un programma internazionale di oltre due mesi costruito come segno di ripartenza del settore artistico e culturale.

 
Con la Presidenza di Guido Fabiani e la Direzione Generale e Artistica di Fabrizio Grifasi, la trentaseiesima edizione del Romaeuropa Festival si configura, infatti, come una delle più ricche di sempre: 83 le compagnie in scena con 516 artiste e artisti provenienti da 15 differenti paesi, per 86 titoli, 206 repliche in 16 spazi di Roma e 33.000 posti in vendita secondo le attuali misure di distanziamento (89.000 sarebbero i posti secondo i parametri pre-pandemici, un numero che rappresenterebbe un vero record per il festival).

Un gesto di rinnovata presenza e di festa che abbraccia con il tratto colorato della musica, del teatro, della danza, del nuovo circo, delle arti digitali e della creazione per l’infanzia le annualità 2020/2021 e pone al centro del suo operare la forza delle comunità che si ritrovano negli spazi dedicati alle arti e alla cultura, il fascino rituale delle arti performative con la loro visionarietà, le molteplici sonorità che guidano le nostre emozioni, le nuove scritture per la scena, le sperimentazioni linguistiche ed estetiche ma anche l’attenzione alle istanze di un “nuovo presente” con le fragilità, le sensibilità e i temi emersi durante la pandemia ma già al cuore della storia del Festival: il rinnovato e implementato impegno in pratiche eco-sostenibili, l’inclusione e le tematiche identitarie e la critica ai sistemi post-coloniali individuando nella varietà di stimoli, necessità, riflessioni, voci, forme e narrazioni la chiave di lettura per la complessità del nostro tempo.

«Partecipare insieme dal vivo a un evento di danza, di musica, di teatro, di arti digitali, induce a una elaborazione culturale comune, reciprocamente stimolante e compiuta. Il pubblico che ascolta, segue, applaude, critica, respira, è un fattore insostituibile di crescita dello spettacolo» afferma il Presidente Guido Fabiani

«Questa è la nostra identità, questa è la nostra storia – prosegue il Direttore Fabrizio Grifasi – questo è il nostro sguardo su un presente complesso; un nuovo presente nel quale ci affacciamo con il bagaglio del nostro percorso e che attraverso gli occhi delle artiste e degli artisti proviamo a scoprire. Ma questo presente possiamo affrontarlo grazie alle lavoratrici e ai lavoratori del mondo dello spettacolo. Un mondo reso particolarmente fragile nel corso di questi due anni e che vogliamo ringraziare e sostenere».

Ecco allora un programma che unisce all’impegno nella riprogrammazione degli appuntamenti previsti durante la scorsa edizione del festival e non andati in scena per via dell’emergenza sanitaria un lungo elenco di nuove proposte volte alla rivitalizzazione delle collaborazioni internazionali ma anche ad una nuova generazione di artiste ed artisti italiani e stranieri portatrice di nuovi linguaggi, istanze e pensieri. Contribuiscono alla costruzione di questi percorsi le sezioni del festival sviluppate dal team curatoriale che affianca la direzione artistica costituito da Francesca Manica, Maura Teofili, Stefania Lo Giudice, Federica Patti e Giulia Di Giovanni.

L’OPENING - LA PRIMA SETTIMANA DEL FESTIVAL

Nel segno della leggerezza, della festa e della meraviglia della natura inaugura la trentaseiesima edizione del Romaeuropa Festival con un opening nella Cavea dell’Auditorium Parco della Musica (dal 14 al 16 settembre) affidato alla folta compagnia di acrobati XY insieme al coreografo Rachid Ouramdane: ispirato al volo degli storni il loro Möbius è una coreografia vorticosa, fatta di voli spericolati e torri di corpi costruite dai 19 performer in scena al crocevia tra danza e acrobazia.

La settimana inaugurale del festival procede ancora nella Cavea dell’Auditorium, con alcuni dei più importanti nomi della creazione internazionale: se Israel Galván torna ad infiammare la scena con il suo flamenco surrealista al fianco del musicista Niño de Elche, l’acclamato compositore britannico Max Richter presenta un live dedicato a due dei suoi più grandi successi: The Blue Notebooks (insieme alla Max Richter & Orchestra) e Recomposed by Max Richter – Vivaldi, The Four Seasons inebriante rilettura in chiave minimalista del capolavoro di Vivaldi, eseguita dal vivo insieme alla Finnish Baroque Orchestra. Ancora, in questa settimana il Romaeuropa Festival è partner del nuovo Festival di Film di Villa Medici all’Accademia di Francia diretta da Sam Stourdzé per un dialogo tra creazione cinematografica e arti visive, mentre al Teatro Argentina lo spettacolo Pieces of a Woman firmato dalla sceneggiatrice Kata Wéber e dal regista Kornél Mundruczó per il TR Warszawa (tra le compagnie stabili più importanti d’Europa) dà il via ad una fitta programmazione di teatro internazionale. Apprezzato nella sua recente versione filmica, lo spettacolo intesse, con delicatezza ed empatia, un dramma familiare in cui la centralità dei ruoli femminili diviene metafora del percorso di emancipazione di tutte le donne.

IL TEATRO INTERNAZIONALE E LA SCENA ITALIANA

Sempre al Teatro Argentina, il Romaeuropa Festival 2021 presenta e co-produce la prima regia teatrale di Gus Van Sant. Il regista Premio Oscar firma uno spettacolo di teatro musicale ispirato alla carriera di Andy Warhol, un percorso immaginario tra fatti, sogni e ricordi abitato da personaggi iconici come l’attrice Edie Sedgwick, lo scrittore nordamericano Truman Capote e il musicista Lou Reed interpretati da adolescenti e giovani attori sullo sfondo della nascita della Pop Art.

Ma il teatro internazionale del Romaeuropa Festival è anche uno sguardo sul presente in cui finzione e realtà, documentazione e immaginazione si mescolano dando vita a narrazioni disincantate del mondo che abitiamo. Così il regista Alexander Zeldin (presentato in corealizzazione con Teatro di Roma) porta in scena con sguardo delicato, ironico e commovente frammenti della natura tragica e miracolosa della vita di famiglie residenti in alloggi di emergenza, il duo Azkona & Toloza, dopo aver presentato al REF nel 2020 Tierras del Sud, completa la trilogia Pacìfico, indagando le conseguenze del neocolonialismo e del capitalismo in Cile, Argentina e Brasile; la compagnia Rimini Protokoll trasforma il teatro in un medium utile alla cooperazione globale allestendo una conferenza i cui relatori sono interpretati dal pubblico eliminando viaggi ed emissioni di CO2, il regista Pedro Penim e il danzatore Filipe Pereira si cimentano in due conferenze - performance multimediali parte di un format creato dalla regista Lola Arias per Teatro Praga, mentre formati sperimentali e performativi sono quelli proposti dal regista tedesco Ersan Mondtag che in De Living trasforma in immagini ipnotiche e potenti le ultime ore di vita di una donna e di Mohamed El Khatib e Valérie Mréjen che - in corealizzazione con il MAXXI – Museo Nazionale delle arti del XXI secolo - ci accompagnano in una visita guidata in cui sono protagoniste le vite dei guardiani dei maggiori musei del mondo. Tra i grandi nomi della scena teatrale italiana Ascanio Celestini anticipa l’inizio delle celebrazioni per il centenario dalla nascita di Pierpaolo Pasolini dedicandogli uno spettacolo - presentato in corealizzazione con la Fondazione Musica per Roma - immaginato come un museo in cui sono raccolte le testimonianze di uno storico, uno psicanalista, uno scrittore, un lettore e un criminologo che l’hanno conosciuto.

Sono presentati in corealizzazione con Teatro di Roma gli spettacoli di Carlotta Corradi e Andrea Collavino che rileggono la vicenda delle baby squillo del quartiere Parioli di Roma, di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini in dialogo con un gigante della cinematografia italiana come Federico Fellini e di Elvira Frosini e Daniele Timpano che affrontano con consueto cinismo e ironia l’eredità della Rivoluzione Francese. Dopo i loro debutti nell’ambito della sezione Anni Luce curata da Maura Teofili, tornano in scena Fabiana Iacozzilli con un affondo sulla genitorialità e sulla scelta e il desiderio di essere o non essere madri (in corealizzazione con Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello) e Dante Antonelli con il secondo capitolo di un percorso ispirato all’opera di Yukio Mishima e costruito come un affondo sull’identità e sulla rottura delle convenzioni sociali.

È dedicata interamente all’accompagnamento, alla formazione e al supporto alla scena emergente italiana la nuova edizione di Anni Luce che accresce l’impegno nel format Powered By REf, una call dedicata ad artiste e ad artisti under30 volta alla costruzione di possibilità di studio, residenza retribuita e sperimentazione di progetti in divenire (in partnership con Carrozzerie n.o.t., 369gradi s.r.l, Periferie Artistiche – Centro di Residenza Multidisciplinare della Regione Lazio e in network con Teatro Quarticciolo e ATCL – Circuito Multidisciplinare del Lazio per Spazio Rossellini) e di Situazione Drammatica il format ideato da Tindaro Granata dedicato alla nuova drammaturgia che si concentrerà quest’anno sul Premio Hystrio, il Premio Riccione e il Premio Pier Vittorio Tondelli e a cui si aggiungono le registrazioni e gli incontri curati e realizzati in collaborazione con Rai Radio 3 . In scena, nell’ambito della sezione, anche lo spettacolo Notte Bianca scritto da Tatjana Motta e diretto da Camilla Brison (dopo la lettura dello scorso anno nell’ambito di Situazione Drammatica), il debutto dello spettacolo Ça ne resonne pas, ça resonne trop di Secteur In.verso sviluppato a partire dallo studio presentato durante la prima edizione di Powered By REf e la performance musicale di Francesco Leineri.

Muta Imago, infine invita gli spettatori, in un’anteprima estiva del festival (dall’8 al 20 giugno – in corealizzazione con Teatro di Roma), in un’esperienza immersiva e personale del tempo sulle musiche originali di Alvin Curran.

LA DANZA INTERNAZIONALE E I NUOVI TREND EUROPEI

Si sviluppano nel segno del dialogo con la musica, della contaminazione culturale e della multidisciplinarietà anche gli appuntamenti con la grande danza internazionale del festival: la coreografa sud-africana Dada Masilo presenta un’inusuale rilettura de La Sagra della Primavera di Stravinsky innervata nel minimalismo e nell’energia rituale della danza Tswana e nel recupero delle proprie origini e della propria identità, Dorotheé Munyaneza raduna sul palco le storie di danzatrici e cantanti di diversa nazionalità per costruire uno spazio di rivendicazione e libertà femminile, la coreografa brasiliana Alice Ripoll presenta con la sua compagnia costruita nella Favela di Rio, un rituale sull’esodo, sulla rinascita e la resistenza mentre il coreografo statunitense Trajal Harrell arriva per la prima volta al festival con una nuova coreografia in dialogo con la celebre composizione The Köln Concert di Keith Jarrett (i due appuntamenti sono presentati in corealizzazione con Teatro di Roma). Dialogano con la musica anche Emanuel Gat di nuovo al REf con un “musical” contemporaneo costruito sui successi di una band iconica come i Tears for Fears, Olivier Dubois con il suo ritratto dell’Egitto di oggi (realizzato in stretta collaborazione con il centro artistico B’sarya, situato ad Alessandria) dove 8 danzatori si confrontano con 3 musicisti di Mahraganat, stile musicale creato dai giovani egiziani dei quartieri popolari del Cairo, e Claudia Castellucci (Societas) in un dialogo tra la sua compagnia di ballo Mòra e i Cantori del Coro Bizantino di musicAeterna di San Pietroburgo.

Il ritorno della scrittura coreografica minimalista e percettiva del greco Christos Papadopoulos, dell’eleganza ipnotica del duo composto da Maria Campos e Guy Nader, della chimica vegetale nel Manifesto Cannibale del CollettivO CineticoO guidato da Francesca Pennini o dei dialoghi musicali di Jesús Rubio Gamo, quattro tra le più rilevanti scoperte di Dancing Days, apre le porte alla sezione del festival curata da Francesca Manica e dedicata all’identità di una nuova generazione europea di danzatori e coreografi accumunata da una ricerca formale e tematica tesa all’esplorazione del proprio “io”, ma anche alla riscoperta di una collettività caratterizzata da nuove co-abitazioni e collaborazioni. Sono specchio di queste riflessioni gli spettacoli di Ginevra Panzetti ed Enrico Ticconi (nell’ambito di Aerowaves), di Sofia Nappi e Davide Valrosso (in corealizzazione con Teatro Biblioteca Quarticciolo) di Victor Černický, Stefania Tansini, Iris Karayan e Collettivo Mine oltre a Connor Schumacher tra i più apprezzati coreografi della sua generazione (parte di un focus più ampio dedicato ai Paesi Bassi), la coreografa Simona Bertozzi e Roberto Castello, tra i coreografi più rilevanti della scena coreografica italiana, al debutto con il suo nuovo spettacolo Inferno, un percorso nei gironi dell’ego con la sua stupidità e bellezza attraverso un trittico in cui i livelli si intrecciano in un continuum ritmico.

Alle giovani coreografe e ai giovani coreografi under35 è dedicata infine la nuova edizione del bando DNAppunti Coreografici volto a individuare un coreografo, una coreografa o un collettivo con un progetto da sviluppare a cui offrire un percorso di ricerca, visibilità, sostegno economico e artistico o Vivo d’Arte il bando promosso con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale dedicato ad artiste ed artisti emergenti italiani residenti stabilmente all’estero.

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