Anzio e Nettuno, tre attività commerciali inibite ad esercitare perchè ritenute "permeabili" agli interessi della criminalità
Una donna è stata denunciata perrchè stava continuando ad esercitare l’attività nonostante un provvedimento inibitorio, adottato dalla Commissione Straordinaria del Comune sulla base degli elementi risultanti dalle interdittive antimafia della Prefettura di Roma dello scorso 1° giugno


(AGR) Lo scorso pomeriggio, i Carabinieri della Compagnia di Anzio hanno eseguito un controllo presso un forno che ha portato alla denuncia a piede libero di una 45enne per l’inosservanza dei provvedimenti dell'Autorità (art. 650 C.P.).La donna è la moglie del socio amministratore dell’attività, un 54enne originario della provincia di Reggio Calabria, arrestato lo scorso 17 febbraio 2022 nell’ambito dell’operazione “Tritone”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma e condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma, e attualmente detenuto in carcere per reati di associazione di tipo mafioso.
La donna stava continuando ad esercitare l’attività nonostante un provvedimento inibitorio, adottato dalla Commissione Straordinaria del Comune, per l’esercizio delle attività sulla base degli elementi risultanti dalle interdittive antimafia della Prefettura di Roma dello scorso 1° giugno 2023.Tale provvedimento che riguardava anche altre due attività commerciali ha dichiarato la S.C.I.A. (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) giuridicamente inefficace, sulla base di una ritenuta permeabilità agli interessi della criminalità organizzata.