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Controllo di Vicinato - Prevenire conflitti e pregiudizi tra vicini.

Come possiamo, partendo ognuno dalla propria diversità, prevenire pregiudizi e conflitti tra vicini lavorando allo scopo comune di garantire sicurezza e tranquillità nei nostri quartieri?

printDi :: 02 marzo 2021 10:52
Prevenire conflitti e pregiudizi tra vicini

Prevenire conflitti e pregiudizi tra vicini

(AGR) I pregiudizi tra vicini impediscono la nascita di nuovi gruppi di Controllo di Vicinato e depotenziano il funzionamento di quelli già esistenti. Oltre a investire, in senso più lato, l’intera comunità. Viviamo in un mondo non sempre socialmente omogeneo le cui diversità sono rappresentate non solo da vicini residenti di origine straniera, ma anche da italiani portatori di stili di vita e valori non necessariamente identici ai nostri. Come può, in un vicinato così variegato, nascere e funzionare un gruppo di Controllo di Vicinato? Come possiamo, partendo ognuno dalla propria diversità, prevenire pregiudizi e conflitti tra vicini lavorando allo scopo comune di garantire sicurezza e tranquillità nei nostri quartieri? La nostra mente filtra i dati dell’esperienza per costruire le nostre rappresentazioni della realtà, ma non la conosciamo mai completamente. La sua conoscenza è mediata dal contesto che ci fornisce il dato, dal valore emotivo che gli attribuiamo, da quello che sappiamo già di quella realtà (giusto o sbagliato che sia), dalla nostra mentalità e dalla nostra appartenenza sociale e culturale. In questo modo, ci formiamo opinioni e giudizi sul mondo. Nel percorso evolutivo dell’essere umano, il cervello ha sviluppato due forme di ragionamento: quello algoritmico e quello euristico. Il primo è logico e razionale, ma richiede tempo di elaborazione. Il secondo è automatico e si fonda su convinzioni, abitudini e opinioni. Nel nostro ambiente, siamo continuamente esposti a un’enorme quantità di input. Non possiamo elaborarli tutti. Oltre a essere dispendioso dal punto di vista psicologico, sarebbe anche inutile e troppo lento da un punto di vista pratico. Per formulare un’idea su qualcosa o su qualcuno, non possiamo pensare di avere tutte le informazioni a disposizione. Dobbiamo utilizzare dei processi di valutazione semplificati. Delle scorciatoie mentali (che applichiamo senza rendercene conto) che ci permettono di giudicare e agire. Fanno parte queste scorciatoie i pregiudizi cognitivi e gli stereotipi, i quali offrono una visione semplificata, ma spesso distorta, della realtà.

Effetto di prima esposizione

A volte prendiamo decisioni sulla base di informazioni che è più facile ricordare. È più facile che ci tornino in mente eventi e azioni con cui abbiamo avuto a che fare più recentemente. Ricordiamo più facilmente e meglio un’immagine che non un testo. Ricordiamo meglio gli eventi eccezionali che quelli ordinari. Ricordiamo meglio le narrazioni ricche di emotività che semplici fatti isolati. Giudichiamo l’importanza di un evento sulla base di quanto frequentemente se ne parla. E più se ne parla, più lo ricordiamo. Ecco perché la copertura mediatica di un evento può interferire con la nostra percezione dei fenomeni e offrircene una visione distorta. I media fanno il loro mestiere, che è quello di tenerci informati, ma dobbiamo essere consapevoli che non tutti sono autorevoli, affidabili e indipendenti da influenze esterne. Ogni immagine che ci viene fornita dai media rappresenta solo una piccola parte della realtà (e non è detto che sia quella più rappresentativa). Siamo anche continuamente esposti a notizie false che, forse proprio perché false o emotivamente cariche, viaggiano più velocemente di quelle vere. Per formarci opinioni che corrispondano il più possibile alla realtà, dovremmo selezionare con attenzione le nostre fonti di informazione, controllarle e incrociarle con altre fonti. Spesso prendiamo per buoni i post letti sui social solo perché confermano già i nostri giudizi (o pregiudizi) senza fare alcun altro sforzo di comprensione. Non dovremmo saltare frettolosamente alle conclusioni solo perché travolti dall'abbondanza di notizie a disposizione.

Stereotipi e pregiudizi

 
Stereotipi e pregiudizi ¹ vengono confusi, ma in realtà hanno un significato distinto. Lo stereotipo è una scorciatoia che utilizziamo inconsapevolmente per ottenere informazioni, mentre il pregiudizio è un tentativo di proteggerci da qualcosa che non conosciamo. Entrambi orientano il nostro modo di vedere il mondo e possono distorcere la nostra percezione della realtà. Attraverso gli stereotipi, semplifichiamo e cataloghiamo la realtà, identifichiamo le caratteristiche generali del nostro gruppo di appartenenza, manteniamo una qualche forma di controllo mentale e sociale. La nostra mente cerca spiegazioni facili per trovare una certa regolarità nella realtà che osserviamo in modo da renderci tranquilli. Gli stereotipi hanno origine dalla nostra stessa cultura ed è per questo che sono così difficili da estirpare. Sono semplificazioni grossolane, rispetto a gruppi e persone, con cui costruiamo i nostri pregiudizi. Un pregiudizio è un giudizio su fatti o persone di cui non abbiamo esperienza diretta o è basato su dati insufficienti. La stessa parola pre-giudizio indica un giudizio prima di avere i dati per valutare i fatti. Ad esempio, se vediamo una persona che si arrampica di notte su un balcone, istintivamente pensiamo che si tratti di un ladro anziché del proprietario che ha perso le chiavi di casa. Generalizzando, attribuiamo in maniera indistinta determinate caratteristiche a un’intera categoria di persone, ignorando tutte le possibili varianti.

¹ Su questo cfr, N.J. Smelser, Manuale di sociologia, Bologna, Il Mulino, 2011, pp. 198-200.

Come nascono i pregiudizi

Il pregiudizio indica una istintiva propensione a percepire, pensare e agire in modo negativo nei confronti di una persona o di un gruppo appartenenti ad una categoria diversa dalla nostra. È più facile pensare che il male sia nell'altro, piuttosto che nella mia comunità, nella mia famiglia o addirittura in me stesso. Il pregiudizio si fonda sulle nostre paure e fobie rispetto all'altro, al diverso, a quello che non conosciamo. Questo meccanismo risale all'evoluzione della specie umana e animale e ai suoi meccanismi di sopravvivenza. Numerosi studi confermano che tendiamo a ricordare con più precisione informazioni ed episodi che già confermano i nostri punti di vista e tendiamo a dimenticare o diluire quelli che li mettono in discussione. Quando i dati dell’esperienza non sono in linea con le nostre convinzioni, proviamo uno stato di disagio interiore (dissonanza cognitiva) che ci porta o a distorcere i dati per non mettere in crisi le nostre idee, o, come sarebbe auspicabile, a elaborare una nuova lettura che integri le nuove informazioni.

I diversi tipi di pregiudizi e stereotipi

I pregiudizi negativi possono rivolgersi a diverse categorie di persone: stranieri, senzatetto, disabili, persone con problemi psichici, che ci appaiono pericolosi, strani, inferiori. Anche i pregiudizi positivi possono essere altrettanto sbagliati. Pensare che medici, insegnanti, Forze dell’ordine e preti siano “sempre” persone per bene è altrettanto un errore. I pregiudizi razziali sono particolarmente radicati e, anche quando non si manifestano in forma esplicita, sopravvivono in forme sottili e nascoste, mantenendo a distanza, più o meno civilmente, chi è percepito come diverso. Abbiamo poi gli stereotipi nazionali (gli inglesi sono riservati e disciplinati, gli italiani simpatici e superficiali) e quelli di genere (le donne sono emotive e sensibili, gli uomini forti e aggressivi).

Cosa c'è di vero negli stereotipi?

Può anche essere vero che, se confrontassimo un gruppo di inglesi con un gruppo di italiani, nel primo potremmo vedere ordine e riservatezza e nel secondo espansività e superficialità, ma è un errore pensare che tutti gli inglesi o gli italiani manifestino in ugual misura queste caratteristiche. È un evidente errore di generalizzazione. Più la cultura ci immerge in un determinato modello, più, inconsapevolmente, tendiamo a farlo nostro. Un continuo, silenzioso, limitante e pericoloso processo di interiorizzazione. Gli stereotipi non sono solo una chiave semplificata per interpretare la realtà, ma contribuiscono anche a crearla. I membri di un gruppo discriminato possono addirittura arrivare a sentirsi essi stessi come inferiori, dando così una giustificazione a quello che pensiamo di loro e un senso a ciò che accade loro. Pregiudizi e discriminazione sono strettissimamente connessi e non possono essere combattuti solo su un piano culturale o psicologico. Le discriminazioni sono un intreccio di elementi storici, economici e sociali. Non bisogna però sottovalutare il potere della cultura, del linguaggio, dell’informazione che veicolano stereotipi e pregiudizi, rafforzandoli e a volte normalizzandoli.

Come facciamo a liberarci dai pregiudizi?

Quando si rimane fermi su stereotipi e pregiudizi, il pensiero collassa su sé stesso, confermando le nostre visioni errate. Al contrario, un ragionamento fa avanzare la nostra conoscenza della realtà, ci fa fare un passo avanti, integra le informazioni che abbiamo già, si crea qualcosa di nuovo. È difficile liberarsi completamente dei pregiudizi, ma non impossibile. Dobbiamo imparare a riconoscerli perché ci limitano nel fare esperienza del mondo. I pregiudizi impediscono qualsiasi cambiamento, non ci fanno evolvere, non ci fanno mai cambiare idea. Ci impediscono di aprire completamente la mente e di godere davvero della nostra libertà di pensiero. A livello personale possiamo fare qualcosa per liberarci dei pregiudizi che riusciamo a identificare come tali. Se non conosciamo qualcuno, che senso ha giudicarlo prima di conoscerlo? Prendiamoci il tempo che ci serve per conoscerlo meglio. Se questo non è possibile, asteniamoci dal giudizio. Ci farà meglio che sviluppare un pregiudizio. Cerchiamo la chiarezza, puntiamo sulla nostra personale percezione, non lasciamoci trascinare dalle opinioni comuni. Non diamo mai niente per scontato. Manteniamo una mente aperta. Nessuno sarà mai uguale a un altro. Non giudichiamo. Accettiamo il fatto che siamo differenti. Che cosa può invece fare un gruppo di Controllo di Vicinato per prevenire conflitti e pregiudizi tra vicini? Possiamo mettere in atto scambi sociali tra diversi gruppi presenti nel nostro quartiere, con lo scopo di ottenere maggiori informazioni sull’altro e sviluppare una maggiore comprensione reciproca, provando a osservare i fatti dal loro punto di vista. Attuare forme di dialogo in piccoli gruppi. Questo aiuta ad abbattere le barriere. Sviluppare campagne per l’educazione alla legalità e alla diversità, per il rispetto dei valori comuni e l’accettazione dell’altro. Da non sottovalutare i momenti di convivialità tra vicini (al netto delle limitazioni imposte dal Covid che, prima o poi, mollerà la presa). Feste di strada, feste di quartiere, compleanni sono tutte ottime occasioni di conoscenza reciproca. Ricercare e individuare con gli altri gruppi i reciproci stereotipi e pregiudizi. Nessuno ne è privo. Quel che conta è di esserne consapevoli e di non agire sulla base di questi. Nessuno merita di essere giudicato anticipatamente. Neanche noi.

Distinguere tra danno reale e opinioni

A volte è difficile evitare pregiudizi verso vicini rumorosi, irrispettosi, ostili il cui stile di vita è molto diverso dal nostro. In questi casi, però, è di vitale importanza saper distinguere tra un reale danno (disturbo alla quiete condominiale, sporcizia, uso improprio degli spazi condivisi, comportamenti che vanno tutti stigmatizzati e nel caso sanzionati secondo le regole comuni) e il nostro “disgusto” per stili di vita fuori dai nostri schemi. In questo secondo caso è importante lavorare sui propri pregiudizi, aprirsi e accettare il fatto che il nostro non è l’unico mondo possibile. La conoscenza dell’altro potrebbe riservarci anche molte sorprese positive, scoprendo ad esempio che, pur partendo da culture diverse, abbiamo le “stesse preoccupazioni quotidiane” riguardanti la famiglia, il lavoro, i figli, la scuola, o persino interessi comuni. Insomma, un’umanità condivisa. È inoltre importante separare il fatto dalla persona. Spesso, dai fatti, ricaviamo (per stereotipi, pregiudizi, linguaggio o mentalità corrente) “etichette” da applicare sull'intera persona, che poi diventano difficilmente scollabili. Se definisco ladro uno (magari un bambino) che ha rubato una o anche più volte, posso addirittura confermarlo in quella tendenza e spingerlo a rubare ancora, tanto, ormai, quell'etichetta ce l’ha. Uno che compie un atto di vandalismo è responsabile di un atto di vandalismo e come tale sanzionabile, ma non è un “vandalo”. Insomma, con le etichette togliamo la possibilità di “redenzione” e noi ci troviamo sullo scomodo stallo del giudice. Non possiamo ovviamente escludere che, dopo aver valutato onestamente i fatti, senza preconcetti, i nostri pregiudizi vengano confermati dalla realtà. Questa conferma non ci deve però impedire di continuare a guardare la realtà fuori dagli stereotipi.

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