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Oncologia oculare, AIMO: grande evoluzione della ricerca negli ultimi dieci anni

Grazie alla codifica del Gemona le terapie sono sempre più mirate ed efficaci. Presentati i nuovi protocolli al simposio romanodell'Associazione italiano Medici Oculisti con un focus sulle nuove linee guida per il trattamento dei melanomi uveali

printDi :: 18 aprile 2024 14:28
oncologia oculare convegn o AIMO a Roma foto da comunicato stampa

oncologia oculare convegn o AIMO a Roma foto da comunicato stampa

(AGR) "La ricerca sull'oncologia oculare nell'ultima decade ha avuto un'evoluzione galoppante. Tutto è iniziato con la codifica del genoma umano, grazie alla quale siamo riusciti ad individuare il ruolo dei diversi geni nell'esordio e nella progressione delle varie patologie, come per esempio il melanoma uveale, che è tra i tumori più importanti. Sono state poi sviluppate terapie sempre più mirate che vanno ad interferire con l'azione di questi geni e che, in qualche modo, dovrebbero arginare l'avanzata del tumore". Così la professoressa Maria Antonietta Blasi, della UOC Oncologia Oculare del Policlinico Universitario Fondazione Agostino Gemelli di Roma e responsabile scientifica per l'oncologia oculare dell'Associazione Italiana Medici Oculisti, intervenendo al simposio dal titolo 'Attualità e nuovi protocolli in oncologia oculare, palpebrale e orbitaria' organizzato da AIMO in occasione del terzo Congresso nazionale SISO - Società Italiana di Scienze Oftalmologiche, che si è aperto oggi a Roma presso il Centro Congressi dell’Ergife Palace.

"Ci sono moltissime novità anche in termini di trattamento vero e proprio- ha proseguito la professoressa Blasi, moderatrice del simposio- c'è stato un affinamento delle tecniche della radioterapia, per esempio, oggi sempre più specifiche; inoltre sono a disposizione nuovi farmaci per il trattamento della malattia metastatica, nuovi ne stanno ancora arrivando e altri dovranno essere sperimentati nei prossimi anni. Insomma, c'è stata una grande evoluzione". Oggi fanno meno paura i tumori oculari? "In linea di massima sì- ha spiegato l'esperta- ma se parliamo ancora del melanoma uveale, si tratta di un tumore estremamente aggressivo che ha una sopravvivenza del 50% a dieci anni. Sicuramente si stanno aprendo opportunità di ricerca e terapia che fanno ben sperare per il futuro; quanto poi questo si tradurrà in una reale riduzione della mortalità è tutto da vedere. Ma siamo sulla strada giusta".

 
Quanto ai nuovi protocolli in oncologia oculare, la scelta del tema al simposio da parte degli oculisti AIMO è stata dettata dalla volontà di aggiornare gli oftalmologi di base e non solo su "tutto ciò che esiste di più attuale e recente in termini diagnostici, di terapia e trattamento- ha aggiunto Blasi- I nuovi protocolli per il trattamento dei diversi tumori dell'apparato visivo riguardano infatti sia la terapia medica sia quella chirurgica e radioterapica". In Italia, intanto, non esiste un registro dei tumori oculari e i dati epidemiologici a disposizione del nostro Paese sono mutuati dalla letteratura internazionale. "Questo non rappresenta un grande problema- ha spiegato la responsabile scientifica per l'oncologia oculare AIMO- se vogliamo conoscere per esempio l'incidenza in Italia del melanoma uveale possiamo ricavare l'informazione facendo un confronto con i Paesi del sud Europa".

Nel corso del simposio, quindi, si è discusso delle Linee guida per il trattamento dei melanomi uveali. Ad intervenire, oltre alla presidente di AIMO, la dottoressa Alessandra Balestrazzi, anche la dottoressa Cinzia Mazzini, responsabile dell'Oncologia Oculare dell'Azienda ospedaliera universitaria Careggi di Firenze e responsabile scientifica per l'oncologia oculare di AIMO. “Le linee guida sul trattamento del melanoma uveale sono in corso di valutazione ma presto potrebbero essere pubblicate- ha fatto sapere la dottoressa Mazzini- le finalità sono indicare i comportamenti corretti in linea con le attuali conoscenze sulla patologia, da applicare alla diagnosi, al trattamento e al follow-up di pazienti affetti da melanoma uveale e melanoma uveale metastatico. L’obiettivo è introdurre nuove raccomandazioni o rafforzare quelle in uso, definendo inoltre gli esami diagnostici necessari per l’individuazione delle metastasi nei pazienti a più alto rischio e gli intervalli di sorveglianza. Infine- ha concluso la dottoressa Mazzini- si valuteranno le terapie proposte per il trattamento del melanoma uveale metastatico alla luce della disponibilità dei nuovi farmaci immunoterapici”.
 

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